26 startup italiane di successo raccontate in un libro

Di
13 Maggio 2014

Si possono fare imprese innovative in Italia? Come vivono i giovani imprenditori nel nostro Paese, quali sono le loro storie e i loro consigli?

Interrogativi a cui risponde Jessica Malfatto 25 anni, pubblicista, blogger, e autrice del libro Viaggio nella nuova imprenditoria. Startup e innovazione in Italia (Historica, 15 euro).

Nel libro, Jessica intervista 26 tra le startup italiane più promettenti (nei settori più svariati dal gaming al settore medico), racconta le loro storie e i loro consigli.

Disponibile online, sarà tra qualche giorno anche in tutte le librerie. La presentazione avverrà il 17 maggio a Milano durante l’evento “La giovane imprenditoria” (ne parliamo qui).

Millionaire ha incontrato Jessica per farci raccontare di più sul suo progetto.

Come nasce l’idea?

Per curiosità: mi interessava conoscere da vicino l’ambiente delle startup italiano, scoprire le storie dei protagonisti. Ho iniziato a fare interviste e poi ho trovato un accordo con un editore (Francesco Giubilei, ndr) che ha abbracciato il progetto. Man mano che intervistavo poi è cresciuto l’entusiasmo: le storie che ascoltavo raccontavano un Italia fatta di giovani che scelgono di restare, che credono nel nostro Paese. Nel libro ho cercato di trasferire soprattutto questo».

A chi è indirizzato?

Anche se racconto le storie di startup legate al mondo digitale, ho deciso di non soffermarmi su aspetti troppo tecnici, ma di concentrarmi sulle storie, in modo che il libro abbia un pubblico più vasto possibile. Difficoltà, passione, voglia di realizzarsi, sono queste le chiavi di lettura di un libro pensato sia per startupper che hanno intenzione di imitare casi di successo, ma anche per chi vuole farsi un’idea dello stato di salute delle imprese innovative nel nostro Paese».

copertina libro

Perché è una lettura utile?

Perché è uno stimolo. Può smuovere chi sta fermo e invece vorrebbe partire, mettersi in proprio. E poi ogni storia trasmette dei consigli: ammonisce, per esempio, sulle difficoltà da superare e come farlo, insegna l’importanza di sapere cambiare rotta: molte startup sono partite con un modello di business e poi strada facendo, hanno dovuto stravolgerlo. Insomma, anche se non è un manuale su come avviare un’impresa, il libro è disseminato di consigli utili pensati per chi vuole mettersi in gioco come imprenditore».

26 storie, cosa le accomuna?

Senza dubbio, le difficoltà. Tutti o quasi, lamentano una burocrazia lenta che mette i bastoni tra le ruote a chi vuole fare innovazione. E la mancanza di strutture in un Paese che investe ancora troppo poco sul digitale. Poi ci sono gli aspetti positivi, la vitalità, l’entusiasmo di giovani (dai 23 ai 40 anni) che vogliono riuscire a spiccare il volo, partendo dal loro Paese. Ragazzi e ragazze che non hanno paura di lanciarsi, che insegnano che si può fare impresa in Italia, che con la condivisione oggi che il Web garantisce, è possibile crescere e realizzarsi in tempi veloci».

Recentemente Flavio Briatore ha dichiarato che le startup italiane in molti casi, sono “solo fuffa”. Cosa gli rispondi sulla base della tua ricerca nel campo?

Credo che la parola startup oggi sia molto inflazionata: il rischio è che vengano viste più come un hobby, una moda passeggera del momento che come un’impresa. Una startup, a mio modo di vedere, è un’impresa a tutti gli effetti che, come una pizzeria, può fallire o avere successo».

C’è una storia a cui sei emotivamente più legata?

Premesso che ognuna mi ha insegnato qualcosa, direi Brain Control, una startup che attraverso la tecnologia aiuta i malati di Sla a comunicare».

INFO: http://bit.ly/1oL3CRJ

Giancarlo Donadio

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