Agenzia investigativa: perché aprirla e come fare

Di
Redazione Millionaire
8 Ottobre 2012

Alzi la mano chi, da bambino, non ha mai desiderato di vestire i panni del celebre detective Sherlock Holmes mentre sta per risolvere uno dei suoi intricati casi?

Anche se non raggiungerete mai i livelli di intuizione del personaggio di Conan Doyle,  il vostro sogno potrebbe trasformarsi in realtà.

Sì perché quello dell’investigatore privato, oltre ad essere un lavoro che ha in sé tutti gli elementi per risultare avventuroso ed entusiasmante, è altresì proficuo.

Anche in tempi di recessione economica.

La crisi, infatti, sembra non aver scosso troppo le agenzie investigative. Anche se ha contribuito a modificarne il lavoro.

Sempre meno sono, infatti, le indagini su casi di infedeltà coniugale mentre crescono le richieste di aziende che ingaggiano investigatori privati per combattere casi di assenteismo.

Come spiega Aldo Tarricone del gruppo investigazioni di Bari, all’agenzia Adnkronos (leggi qui): “fino a due anni fa i miei clienti erano il 40-45% privati, e il restante aziende. Da un anno, invece, a causa della crisi il dato si è completamente ribaltato: il 70-75% delle richieste arrivano dalle aziende, e solo il restante 25-30% dai privati. Nel momento di riorganizzazione aziendale -aggiunge- non si tollera più il fenomeno dell’assenteismo, dei falsi infortuni e falsi malati”.

Una tendenza che viene confermata da una stima di Federpol (una delle associazioni di categoria) per la quale “solo nello scorso in Italia sono state circa 6 mila le ditte che si sono rivolte a uno 007 privato per far spiare dipendenti fannulloni o fedifraghi.”

Ma quali sono i passi da compiere per aprire un’agenzia investigativa?

Vediamo insieme  come fare ad avviare questa particolare attività con un’analisi dei costi, delle procedure burocratiche e delle principali strategie di comunicazione.

Ad accompagnarci lungo il percorso due esperti: il Con.ipi (la Confederazione Nazionale Investigatori Privati Italiani) e Mario Verdile della Verdile Investigazioni.

 Tra i costi attenzione alla licenza

Secondo Leonardo Lagravinese, presidente della CON.IPI, non occorre un grosso investimento iniziale per partire, anche se il grosso ostacolo è costituito dalla cifra richiesta per ottenere la licenza.

“Per comprare tutte le attrezzature e per affittare un ufficio, bastano trai 3mila e i 5mila euro”. Per quanto riguarda le spese di gestione, saranno sufficienti mille euro mensili”.

Minima è la strumentazione richiesta.  Non aspettatevi attrezzature alla James Bond: “Per partire bastano un computer, un registratore portatile e una macchina fotografica di buona qualità”, spiega Lagravinese.

I costi dell’affitto del locale sono vari e dipendono dal tipo di arredo e dalla città in cui l’attività viene inserita. Tuttavia, gran parte delle spese possono essere abbattute, lavorando da casa.

L’investimento maggiore è rappresentato  dal conseguimento della licenza che come  spiega il presidente:

«È la spesa concreta da affrontare. L’ultimo D.M. 269/2010 stabilisce che per esercitare l’attività professionale l’investigatore deve versare una somma come cauzione. Pertanto, se un investigatore volesse sviluppare il proprio lavoro nell’ambito di tutte le cosiddette macroaree previste dal suddetto decreto, verrebbe a pagare ben 50.000 €. La somma è, tuttavia, sostituibile con una polizza fideiussoria assicurativa, bancaria o altra, che potrebbe essere quantificata in circa 1.000 € annui. Ma in tal caso, gli Enti che stipulano la polizza chiederanno delle garanzie.  Ne deriva che, se non si hanno beni al sole, non si potrà ottenere la licenza».

Su questo punto è bene precisare che la stessa CON.IPI ha presentato ricorso presso il Tar del Lazio ed è in attesa di sentenza.

Secondo quanto sostiene Lagravinese, infatti, La CON.IPI ha ufficialmente contestato la parte riguardante le cauzioni che, a loro parere “sembrano in netto contrasto con quanto stabilito dall’art.4 della Costituzione Italiana” che sancisce il diritto al lavoro.”

Il web: la migliore strategia di comunicazione

Secondo il presidente della CON.IPI, oggi la comunicazione di un’agenzia investigativa avviene principalmente attraverso due canali:

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  • Le pagine gialle;
  • La rete internet.
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“Sono molto diffusi i siti web aziendali e le pagine social. L’affissionistica risulta meno presente rispetto al passato”.

La conferma di quanto il web occupi ormai un posto di rilievo nella comunicazione dell’attività arriva da Mario Verdile, titolare dell’omonima agenzia investigativa:

“La maggior parte dei nostri clienti è informata sulla nostra attività grazie al sito web aziendale. Periodicamente, poi, realizziamo una campagna di affissioni”.

Per maggiori info: http://www.verdileinvestigazioni.com/

Tre anni di apprendistato per richiedere la licenza

La normativa presenta delle modifiche recenti anche dal punto di vista dei requisiti da possedere per avviare l’attività di investigazione privata.

Innanzitutto, l’investigatore in erba «dovrà essere in possesso di diploma di laurea», secondo quanto stabilisce il DM 269/2010.

Successivamente, dovrà effettuare un tirocinio di tre anni presso un investigatore, già titolare di una licenza da almeno cinque anni.

Per avviare poi una propria attività occorrerà che lui faccia richiesta alla Prefettura dell’autorizzazione a eseguire investigazioni o ricerche di informazioni per conto di privati.

La procedura completa è visionabile sul sito dell’AIIP (Associazione Italiana Investigatori Privati).

Per presentare la richiesta di autorizzazione occorre consegnare la domanda in carta bollata all’Ufficio Locale della Prefettura (la domanda è disponibile a questo link).

L’autorizzazione deve essere rinnovata ogni 12 mesi.

Dopo aver ottenuto l’autorizzazione prefettizia, il neo investigatore dovrà richiedere l’apertura di una Partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate. Nonché comunicare l’inizio attività presso la Camera di Commercio del proprio territorio di riferimento.

Attenzione alla privacy

La CON.IPI fornisce un dettagliato e approfondito strumento per valutare il proprio comportamento da investigatore nel rispetto della privacy di coloro che sono “spiati”.

La normativa di riferimento è il “Codice in materia di protezione dei dati personali” (decreto legislativo 196/2003), nonché il Codice deontologico della professione.

In linea di principio generale, l’investigatore privato non raccoglie mai informazioni da alcuno senza il preciso mandato di un privato. Il committente dovrà incaricare l’investigatore indicando precisamente il diritto che intende tutelare (che giustifica l’investigazione), gli elementi di fatto che giustificano l’investigazione e il periodo di tempo necessario al suo completamento.

Trattandosi di una questione particolarmente delicata, invitiamo chi è interessato a visionare il documento della CON.IPI sull’argomento (il download è gratuito), a questo link:

http://www.conipi.it/jml/index.php?option=com_remository&Itemid=61&func=fileinfo&id=4

La Confederazione organizza periodicamente una serie di incontri di formazione e aggiornamento su questo come su altri argomenti correlati.

Identikit dei nostri esperti

La CON.IPI è una libera associazione professionale, volta a tutelare gli interessi della categoria degli investigatori privati italiani, comunitari ed esteri autorizzati e o abilitati. È apolitica ed apartitica.

La CON.IPI ha lo scopo di promuovere con qualsiasi iniziativa, l’immagine, la professionalità, il prestigio e la rappresentatività della categoria professionale degli investigatori privati e degli aspiranti tali”

L’agenzia investigativa di Mario Verdile si trova a Roma nel quartiere dell’EUR. Svolge l’attività di investigazioni private dal 1990.

 Giancarlo Donadio e Gennaro Sannino

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