Dog impresa

Di
Redazione Millionaire
21 Agosto 2012

Il mercato di servizi e prodotti per gli animali domestici è in continua crescita in tutto il mondo.

In Italia una famiglia su due ha in casa un cane o un gatto e il giro d’affari è di tutto rispetto.

Crescono i centri cinofili, ottime le opportunità di inserimento e di diversificazione delle attività.

Da pensioni per cani a corsi di educazione, da campi agility, huntering e divertimento (dog dance, disc dog), riabilitazione, a taxi, asilo, toelettatura, servizi per matrimonio e sepoltura. Alcune strutture fanno anche l’allevamento e la pet-therapy, sia come attività ludico-educativa per i bimbi sia in collaborazione con i servizi sociali.

«Il cane oggi è parte integrante della famiglia. Per questo vanno forte i corsi di educazione di base, proposti già sui cuccioli di due mesi

(insieme al proprietario)» spiega Laura Ferrigno, che nel 2005 ha aperto in provincia di Salerno il Dog Club, centro cinofilo di altissima qualità

(www.dogclub.it).

«Ma al Nord c’è anche richiesta di addestramento e preparazione per attività sportive e gare»

.

In molti offrono lezioni a domicilio, apprezzate da un pubblico sempre più vasto. L’attività della pensione, rivolta anche ai gatti, risente un po’ della stagionalità e presenta forti picchi di lavoro durante l’estate e le festività, ancor più nelle zone turistiche. Ma in ogni caso, se si opera su un raggio di almeno 30-40 km, si riesce ad avere un buon giro tutto l’anno.

Il cliente soddisfatto della struttura e della professionalità degli operatori, finisce spesso per avvalersi di altri servizi, come il lavaggio, il taxi o l’asilo e mette in moto un efficacissimo passaparola.

 

Attenzione, però: l’attività va programmata nel migliore dei modi. Anche se la legge non impone requisiti particolari, è opportuno avere una preparazione di base in Veterinaria, Biologia e soprattutto Educazione cinofila
da acquisire seguendo un corso professionale di almeno 250-300 ore presso una delle tante scuole cinofile riconosciute dall’Ente nazionale cinofilia , dall’Associazione professionale educatori cinofili o dall’Istituto nazionale per lo studio del comportamento animale

Il centro deve nascere in un’area di almeno 4mila-5mila mq, al di fuori dei centri abitati, servita da rete idrica, elettrica e fognaria (in alternativa si può fare una fossa biologica). Alcune amministrazioni comunali consentono che il terreno abbia destinazione agricola.

Le cifre che girano

Quanto si può guadagnare?

«Le cifre sono variabili in funzione di dove si opera (al Nord i prezzi sono anche il doppio che in Meridione), della concorrenza e della qualità offerta» dichiara Fabrizio Ruffinatto, che si è licenziato da direttore del personale di un’azienda informatica per fare l’educatore cinofilo e lavorare con la moglie veterinaria all’interno del centro 4 Zampe & Co., aperto nel 2009 a Pancalieri, vicino a Torino

Facciamo un esempio: ci sono pensioni che chiedono 10-12 euro al giorno, ma ci sono strutture a cinque stelle, con tanto di box riscaldati e dieta personalizzata, che ne chiedono anche più di 35».

Anche per i corsi, si parte da 15-20 euro per un’ora di addestramento in gruppo, si va da 25 a 50 euro per lezioni individuali di educazione, mentre per la rieducazione comportamentale a domicilio si arriva persino a superare 80 euro.

Alla resa dei conti

Nel caso di un centro cinofilo ben avviato con una ventina di box per la pensione e un paio di educatori che lavorano sui corsi, i ricavi possono raggiungere 130mila-150mila euro l’anno
per metà derivanti dai soggiorni, 40mila-60mila euro dall’attività di educazione/addestramento (ipotizzando che ogni educatore faccia in media una ventina di lezioni alla settimana (il sabato è il giorno più gettonato) e altri 10mila-20mila euro tra servizi accessori e/o allevamento.

I centri più attrezzati con personale qualificato svolgono spesso anche attività didattica rivolta a quel vasto pubblico, perlopiù femminile, interessato ad acquisire una preparazione completa sull’educazione cinofila e/o a stage e seminari di specializzazione (oggi è alta la richiesta di corsi per tecnici di pet therapy).

I prezzi vanno da 120-150 euro per un seminario di una-due giornate, per arrivare anche a 2.000-2.500 euro per i corsi da 250-300 ore, che vengono fatti solitamente durante i week-end.

Con la formazione per gli addetti ai lavori, si possono conseguire entrate di 180mila-200mila euro o più appare del tutto fattibile.

Ma quanto resta in tasca?

«Le spese maggiori riguardano la pensione, tra riscaldamento, acqua, cibo e spese veterinarie ma bisogna tener conto anche di affitto, assicurazioni, pulizie e burocrazia» sostiene Pino Falcone, ex commercialista, che gestisce insieme alla moglie biologa il Dago Dog di Francavilla al Mare, in Abruzzo (www.dagodog.it).

Se l’attività è gestita da un paio di persone, familiari o soci, che sono anche educatori cinofili, la redditività può arrivare al 30-35% dei ricavi. Altrimenti, con il costo del personale, si scende intorno al 20%.

Come le entrate, anche l’investimento iniziale può essere molto diverso.

Un piccolo centro cinofilo, che ha la fortuna di trovare terreno e fabbricato pronti all’uso, può farcela anche con 50mila euro per l’acquisto di una decina di box, l’occorrente per attrezzare un paio di campi da lavoro, aula didattica e un ufficio.

Ma per costruire una struttura d’eccellenza (con decine di box, palestra e campi anche indoor…) si spende cinque volte tanto. Ma i vantaggi di vivere in campagna in mezzo agli animali sono numerosi.

Quanto si guadagna?

 

  • da 40mila euro: investimento
  • 150-200mila euro: ricavi (a regime)
  • 20-35% guadagno lordo

Burocrazia e aiuti in 3 passi

Costituire un’associazione sportiva dilettantistica (Asd) conviene dal punto di vista fiscale, ma si può fare solo se si dimostra che l’attività ha carattere dilettantistico-occasionale. Altrimenti, non resta che scegliere tra ditta individuale o società.

Adempi la burocrazia

Fate riferimento alle leggi regionali sulla protezione degli animali d’affezione. L’iter burocratico varia in parte localmente, ma di solito localmente prevede: Partita Iva, ComUnica  online al Registro delle imprese, autorizzazione comunale (oltre alla concessione edilizia per nuove costruzioni) e nulla osta di idoneità sanitaria.

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Il D.Lgs 185/2000 – Titolo II – mette a disposizione contributi pubblici a fondo perduto e prestiti a tasso agevolato, utilizzabili da ditte individuali con progetti di investimento inferiori a 25.800 euro (lavoro autonomo) e da società di persone con investimenti inferiori a 129.000 euro (Microimpresa).

Monica Gadda

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