T-shirt e Facebook: ingredienti di un business di successo

Di
Redazione Millionaire
13 Settembre 2012

Un business che si difende bene, nonostante la crisi economica. Sono molti i casi di chi è riuscito a fare soldi con le T-Shirt. Tra questi, la storia di Andrea Pinna è sicuramente una delle più originali.
Ve la raccontiamo oggi con le parole del protagonista.

Le sue frasi, irriverenti, provocatorie (“Sei una ragazza tutta casa e chiesa, è il tragitto che ti frega.” o, ancora. “Il problema non è come sei uscita nella foto ma perché sei uscita di casa.”) hanno conquistato oltre 90.000 fan su facebook.

Oggi grazie alla collaborazione con l’azienda Happiness le sue “perle di saggezza” vengono stampate su T-Shirt e distribuite in 6.000 negozi in giro per l’Italia. E non solo: le puoi trovare anche in punti vendita giapponesi e americani.

Se questo non bastasse, è uscito da poco anche un libro distribuito da Feltrinelli che raccoglie le sue frasi migliori.

Stiamo parlando del fenomeno delle “Perle di Pinna”, un business nato su Facebook (clicca qui) grazie ad un’idea geniale di Andrea Pinna, un venticinquenne sardo.
Tutto è nato per caso, come leggerete nell’intervista:

Ho aperto la mia pagina per sfogo: avevo perso il mio lavoro (non per causa mia) e ho sfogato la mia rabbia scrivendo”.

Guarda il video e poi leggi l’intervista:

 

Lei è famoso su facebook per le sue frasi irriverenti. Una su tutte per inaugurare la nostra intervista?

Nella vita non importa con chi vai, ma con chi vieni.”

Quando ha creato la pagina fan su facebook immaginava che la sua “trovata” sarebbe diventata un business?

Sembra una frase fatta, ma mai avrei pensato di poterci guadagnare. Io ho aperto la mia pagina per sfogo: avevo perso il mio lavoro (non per causa mia) e ho sfogato la mia rabbia scrivendo. Poi mi ha chiamato un conoscente, Luca Piras, esperto in tecnologie mobili, e mi ha detto che, a suo avviso, c’era la possibilità di fare del business. I fan cominciavano ad essere tanti e si poteva creare qualcosa. Ero molto restio e disilluso riguardo la cosa. E invece…

Da dove è nata la sua idea di stampare t-shirt?

Le T-shirt sono state un’idea dei miei fan. Io le feci pensando di venderle a loro come GADGET, ma dopo qualche giorno dalla creazione mi hanno repentinamente chiamato dei negozi.

Ci racconti una difficoltà che ha incontrato per realizzare il suo progetto?

Una difficoltà è stata trovare una serigrafia che creasse delle T-shirt indossabili, di fattura decente ad un prezzo onesto. Il mio terrore è che finissero per essere utilizzate come PIGIAMA.

Come si fa a creare un brand partendo da facebook, quali sono i passi? Dia qualche consiglio ai nostri lettori.

[blockquote align=”center” variation=”red”]Il brand della mia pagina sono io, nel senso che chi mi segue, segue me proprio come persona, e riconosce i miei giorni “Sì da quelli No”. Sa elencare i miei gusti, i miei pregi, i miei difetti, le mie debolezze. Ho imparato, in questi due anni, a farmi conoscere veramente per quello che sono. Scrivendo una media di 10 status al giorno è praticamente consequenziale.

Il mio consiglio per chi vuole fare del business tramite Facebook è non renderlo palese. Io ho passato un anno prima di vedere un centesimo, e scrivevo tutto il giorno e tutti i giorni. Solo dopo ho economizzato. Se i lettori percepiscono il mero desiderio di danaro smettono di seguirti e, prima di farlo, se riescono ti offendono.[/blockquote]

Come ha risposto inizialmente il mercato alla sua iniziativa?

Il mercato molto bene. Nel giro di due settimane ho servito più di 10 negozi e a un mese dalla distribuzione mi ha chiamato la HAPPINESS. Nel giro di pochi mesi le mie T-shirt sono arrivate fino agli Stati Uniti e ora anche al Giappone, passando per una distribuzione italiana quasi capillare. Sono più di 6000 a oggi.

Da ragazzo a manager. Cosa si acquista in questo passaggio e cosa si perde?

[blockquote align=”center” variation=”red”]Si acquista la consapevolezza che questa crisi qualcosa ce la insegna: ci fa trovare, nella disperazione, il coraggio di provare, di inventare, di tentare… Siamo la generazione che non ha nulla da perdere: ci conviene rischiare! Se non avessi perso il lavoro ora sarei ancora un vetrinista.

E invece, come si dice, “Chiusa una porta, aperto un portone”? Ho perso le mani bucate. Sì, prima ero uno spendaccione: i soldi erano pochi e me li godevo fino all’ultimo centesimo. Ora invece che i soldi sono un po’ di più li risparmio: ho il terrore che finisca tutto domattina e non vorrei vivere pensando di aver buttato tutto al vento.[/blockquote]

Dia qualche consiglio a quei lettori che intendono seguire la sua strada. Cosa devono fare e cosa, al contrario, non devono fare?  

[blockquote align=”center” variation=”red”]Il mio consiglio è di seguire, tra tutte, la strada meno battuta. Io ho aperto la mia pagina quando tutti facevano i FASHION BLOGGER. Consiglio di ascoltare con devozione i consigli di chi vi legge/segue: sono loro a decidere. Per esempio io nella mia pagina faccio un sondaggio ad ogni nuova stagione.

Chiedo ai miei lettori di scegliere tra le mie 3mila frasi che ho scritto, quelle che trovano più adatte per la nuova collezione, quali acquisterebbero. Sono in 90mila mica per pettinare le bambole… 😉 Sconsiglio vivamente di osservare e seguire altri blog, pagine Facebook e profili Twitter. Guardare il lavoro altrui è fuorviante. Meglio cavarsela da soli. Nel nostro piccolo siamo tutti originali perché irripetibili.[/blockquote]

Fare business da facebook. I consigli di Andrea Pinna in pillole

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  • Ascoltare con devozione i consigli del pubblico con sondaggi e richieste continue del loro parere. Poiché alla fine “sono loro a decidere” non tu!
  • Non rendere palese al tuo pubblico su facebook che stai vendendo loro un prodotto. Altrimenti, “smettono di seguirti e se possono ti offendono pure”.
  • Non prendere spunto per la propria idea da altri blog, pagine facebook o profili twitter. Poiché “nel nostro piccolo siamo tutti originali e irripetibili”

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Giancarlo Donadio

 

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