Viaggio nel mondo del crowdfunding – parte seconda

Di
Silvia Messa
14 Novembre 2012

Due modelli di crowdfunding

Esistono diverse piattaforme di crowdfunding. La più famosa, probabilmente, è kickstarter. Lanciato nel 2009, ad oggi ha finanziato con successo 32.346 progetti (la maggior parte dei quali in un range tra i mille e i 10mila dollari ciascuno), per un totale di 351 milioni di dollari raccolti.

Si tratta di una piattaforma generalista: qualunque progetto (con determinati criteri), in qualunque settore può essere finanziato attraverso kickstarter.

Un’esperienza simile in Italia è quella di eppela:

L’idea di Eppela è nata alla fine del 2010 – racconta Nicola Lencioni. Guardando alle esperienze estere di successo, abbiamo abbracciato questo strumento innovativo: in Italia non esisteva niente del genere. L’Europa aveva esperienze minime nel settore, ma esistevano poi delle difficoltà di natura normativa per le imprese del nostro Paese che desiderassero partecipare: un italiano era impossibilitato nel portare all’estero un proprio progetto.

Musicraiser è nato da poco meno di un mese ed è un crowdfunding verticale, che si riferisce cioè a un settore specifico:

[blockquote align=”center” variation=”purple”]Musicraiser è una piattaforma di crowdfunding che si rivolge ad artisti, etichette, club, booking, promoter.

Ognuno propone il proprio progetto, che sarà finanziato dai fan stessi se si tratta della registrazione di un disco, mentre una casa discografica può finanziare dischi, videoclip, dvd, vinili e un promoter ha la possibilità di proporre l’organizzazione di un concerto.

Musicraiser è anche e soprattutto un social network, un’occasione dove è possibile incontrare i propri fan, i produttori, le etichette, i promoter. Si tratta di una vera e propria community all’interno del sito stesso.[/blockquote]

Le prospettive sono verso un incremento delle piattaforme generaliste? Probabilmente no.

Sia Gulino che Bedino sono convinti che sia nella specializzazione il vero focus dei prossimi progetti, anche perché piattaforme generaliste molto forti come kickstarter potrebbero presto arrivare in Italia e sbaragliare la concorrenza. Un progetto verticale, poi, può risultare più facilmente comunicabile.

A breve, potrebbero partire dei crowdfunding specializzati nei settori delle energie rinnovabili e della moda.

Se le piattaforme generaliste, a meno che non abbiano un forte elemento innovativo, dovessero moltiplicarsi, potrebbero generare solo una ripetizione di progetti quasi identici.

Quali sono le caratteristiche di un progetto di successo

Un progetto che abbia successo nel raccogliere fondi da un sufficiente numero di persone ha alcune caratteristiche basilari da non dimenticare. Tutti e tre gli intervistati sono abbastanza concordi sul punto e hanno un filtro che permette di distinguere – dal punto di vista squisitamente tecnico – un progetto condivisibile da uno che non sta in piedi.

Ecco dunque i principali criteri per cui un progetto può venire escluso o meno:

[styled_list style=”check_list” variation=”purple”]

  • Falsità nella presentazione; per tutelarsi dal punto di vista legale (ricordiamoci che si tratta comunque di donazioni) bisogna verificare che la persona che propone il progetto abbia dato i propri dati in maniera veritiera;
  • Originalità della proposta, chiaramente non deve esistere un prodotto uguale, magari protetto da brevetto;
  • Completezza nella presentazione dei contenuti del progetto;
  • Fattibilità finanziaria della proposta: se ho intenzione di avviare la produzione di automobili di grossa cilindrata e chiedo 5mila euro, forse c’è qualcosa che non va nell’idea.

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Non tutti fanno differenza sulla bontà della proposta. Starteed ad esempio lascia ampia libertà di scelta al crowd, mentre in Muicraiser c’è anche un elemento qualitativo di valutazione.

Tutti sono comunque d’accordo nel ritenere che la formula di successo risieda – oltre che nell’avere un buon prodotto – nella capacità di smuovere il proprio network da parte del promotore di un’idea.

Il passaparola è quindi un’arma fondamentale. Nicola Lencioni ci spiega nel dettaglio questo meccanismo:

[blockquote align=”center” variation=”purple”]I progettisti devono credere nella propria rete e nel proprio progetto. Il crowdfunding dà la possibilità alle persone di dimostrare quello che valgono davvero, con il passaparola.

Se il prodotto c’è, e si muove la propria rete, si possono raccogliere molti fondi: si tratta realmente di una rivoluzione.

Tecnicamente, esiste un sistema a tre anelli: il primo, degli amici e parenti del progettista; il secondo degli amici degli amici e dei parenti dei parenti; il terzo della rete intera.[/blockquote]

Come guadagnano le piattaforme

Il modello di business delle piattaforme citate è pressoché identico: quando un progetto raggiunge la quota stabilita, il sito trattiene una percentuale, mentre l’iscrizione al servizio non prevede alcun tipo di pagamento.

Le percentuali si aggirano dal 5% di eppela e Starteed al 9,5% di Musicraiser. Starteed, essendo anche piattaforma e-commerce, trattiene il 10% sul numero di vendite effettuate attraverso la sua piattaforma.

 

Per proseguire con la terza parte del reportage [button link=”http://millionaire.it/blog/viaggio-nel-mondo-del-crowdfunding-parte-terza” size=”small” variation=”blue” bgColor=”#0808d4″ textColor=”#ffffff”]clicca qui[/button]

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