Creo un brand e rifiuto l’offerta milionaria di un emiro

Di
16 Luglio 2014

Ha creato un brand di borse eco-compatibili (prodotte con tessuti riciclati e fibre organiche). Tutte realizzate e rifinite da artigiani italiani. E oggi le esporta a Manhattan, Tokyo e San Pietroburgo. Ezio Lauricella, siciliano, 29 anni, laurea in economia e commercialista (si occupa di finanziamenti europei), è l’ideatore di CVM LAVDE, un marchio che sta lanciando sul mercato internazionale.

Ha iniziato da solo, cercando artigiani italiani di qualità e formando un team giovane che lo affianca nell’avventura: Alessia Vella, 26 anni, siciliana anche lei, che si occupa dell’internazionalizzazione dei prodotti e Giudo Ventriglia, 29 anni, campano, che viaggia alla ricerca di nuovi trend e fonti di ispirazione:

Ho pensato di partire dalle potenzialità del territorio, dall’artigianato locale con un impronta ecologica. Per le nostre produzioni usiamo canapa, seta, pelli riciclate, materiali con colorazioni naturali estratte da tè nero, melograno e zafferano» spiega a Millionaire.

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Sul mercato da un anno, il brand ha già attirato l’attenzione dei media internazionali con una campagna promozionale originale:

Ho speso meno di 10mila euro per il lancio. Ho contattato modelle e fotografi da vari continenti del mondo. L’idea era di associare il brand a donne che rappresentano le bellezze del posto e iniziare così il processo di espansione del marchio».

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E funziona, tanto che iniziano i primi contatti: arrivano prima richieste dalla Russia, poi dal Giappone e dagli Stati Uniti. E soprattutto dagli arabi. Ezio ci racconta come un emiro gli abbia offerto una cifra a sei zeri per ottenere l’80% delle quote azionarie (c’è massimo riservo sul nome dell’imprenditore e la cifra in ballo, ndr):

Ci siamo incontrati in modo informale all’inizio. Poi c’è stata l’offerta. Ma ho detto no. L’ho fatto perché avrebbe spostato la produzione nel suo Paese e spossessato il progetto della sua anima. L’offerta però ci ha motivato: ci ha fatto capire che eravamo sulla buona strada e che il nostro prodotto sta acquisendo valore».

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L’azienda produce poche borse all’anno: 200 quest’anno (i costi si aggirano dai 350 ai mille euro) e punta sull’unicità del prodotto:

Una produzione più massiccia ci farebbe rientrate nei meccanismi del mercato di massa dai quali ci siamo dissociati dall’inizio. Poi aumenterebbero i costi del personale e non potremmo sostenere il progetto. Puntiamo sull’unicità del prodotto. Ogni nostra cliente si sente speciale: sa che possiede una borsa come altre poche donne al mondo».

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Cosa consigli a chi volesse creare un marchio nella moda ed esportarlo?

Bisogna accettare le sfide della globalizzazione, ma con intelligenza. L’Italia è conosciuta nel mondo per la qualità della sua produzione, nella moda come in altri campi. Quindi, a chi volesse farlo, consiglio di non uniformarsi, di non abbassare il livello per rientrare nelle logiche del mercato di massa. Meglio trovare una nicchia e provare a inserirsi in quel settore, diversificandosi. E soprattutto, mantenendo una propria identità».

INFO: http://on.fb.me/U9LfeF

Giancarlo Donadio

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