Dallo sfruttamento al sogno imprenditoriale. La storia di Suleman

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27 Novembre 2014

Barikamà in lingua mali significa resistenza. La stessa che ha avuto Suleman Diara, 29enne per realizzare il suo sogno imprenditoriale.

Partito dal Mali, Stato dell’Africa Occidentale, nel 2007, viaggia quattro anni prima di arrivare in Italia. Approda in Sicilia e passa due mesi nei centri di accoglienza. Da lì finisce a Rosarno, in Calabria, per lavorare come bracciante agricolo: «Lavoravamo 10 ore al giorno per 20 euro. Raccoglievamo arance e mandarini. Dopo il lavoro restavamo chiusi, non potevamo uscire. Se andavamo su strada cercavano di colpirci con le pietre» racconta Suleman a Millionaire.

La situazione peggiora fino al 2010, quando balordi sparano su alcuni ragazzi di colore, come lui, ferendone due. Parte la rivolta: insieme ai suoi compagni di lavoro si batte contro lo sfruttamento e il razzismo di cui è vittima: «Siamo andati dal sindaco a chiedere protezione per noi, per il nostro lavoro. Alla fine, il clima era irrespirabile e siamo stati costretti ad andar via. Siamo andati a Roma, ma senza un lavoro e un alloggio dormivamo alla stazione di Termini».

A Roma, la svolta: Suleman e i suoi amici (Aboubakar, Cheikh, Sidiki e Modibo) vengono aiutati da alcuni centri sociali romani: «Grazie al loro aiuto abbiamo capito che potevamo metterci in proprio con le nostre abilità. Sapevamo produrre yogurt, secondo le tradizioni del Mali. Abbiamo iniziato a scaldare latte biologico e fermenti lattici, a realizzare i primi barattoli. Poi siamo andati a un mercatino contadino per presentare il prodotto: è piaciuto e da lì l’idea di produrlo con una cooperativa».

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La cooperativa si chiama Barikamà: «Oggi ne produciamo 200 litri a settimana in un caseificio che ci ha ospitato (Nibbi di Amatrice). E abbiamo iniziato a coltivare un orto biologico presso il Casale di Maritignano. Lo consegnamo in bicicletta o in treno e lavoriamo principalmente con i Gruppi di Acquisto solidale (i Gas). Ordinano lo yogurt con un sms, ci scrivono le quantità e noi lo portiamo a destinazione».

Un vasetto di yogurt costa dai 2, 20 euro (quello più piccolo) ai 4, 40 euro, quello più grande: «Andiamo nelle case a spiegare il nostro prodotto, come nasce, quali sono i suoi valori. Questo ci aiuta a imparare sempre meglio l’italiano. Più parliamo di noi, più miglioriamo. Nella comunicazione ci aiutano due ragazzi: si occupano delle email, del sito, dei social. Ci danno una mano e noi aiutiamo loro a inserirsi nel mondo del lavoro: sono affetti dalla sindrome di Asperger, una malattia imparentata con l’autismo».

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Con i primi ricavi Suleman è riuscito a realizzare il suo sogno: «La mia famiglia in Mali coltiva la terra. Lo facevo anch’io prima di partire. Sono andato via con il sogno di offrire loro un futuro migliore. Coltivavamo con la zappa, senza avere nessun mezzo tecnologico. Grazie alla cooperativa sono riuscito a mandare loro dei soldi: hanno comprato due mucche e un aratro».

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Come si affrontano tante difficoltà senza perdersi d’animo?

Prima devi trovare la strada, la tua strada, ciò che ti piace fare. Se ami una cosa, la hai nella mente e nel cuore, riuscirai a realizzarla senza dubbio. E, soprattutto, troverai le persone che ti aiuteranno a farlo. Poi ci vuole coraggio: questo lo trovi quando hai un obiettivo e niente può smuoverti: il mio è di poter aiutare la mia famiglia in Mali. Sono partito con questa volontà e niente e nessuno avrebbero potuto fermarmi. Se hai un obiettivo forte, non puoi perdere».

INFO: http://barikama.altervista.org/

Giancarlo Donadio

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