Startup risolve problema della merce invenduta

Di
Redazione Millionaire
22 Settembre 2015

Project manager in una multinazionale, Giulia Ruggi, 29enne di Lucca, lascia il lavoro e da startupper affronta il problema della merce invenduta (un mercato che vale 240 miliardi di dollari nel mondo, 10 miliardi di euro in Italia): «Ho iniziato a lavorare come freelance, offrivo consulenza di web marketing per piccole e medie imprese. Poi ho incontrato un amico (Luca Vannucci, informatico) che lavorava all’interno di un negozio multimarca e aveva conosciuto da vicino il problema della merce invenduta. Mi ha parlato della prassi di molti commercianti nel settore della moda di scambiarsi i prodotti rimasti in magazzino per rientrare negli investimenti. Ci siamo chiesti: “Perché allora non digitalizzare questo processo”» spiega Giulia a Millionaire.

Da una loro idea nasce Hopstok, un e-commerce dedicato a negozi multimarca nel campo dell’abbigliamento, attrezzature sportive, accessori e scarpe : «Succede che un capo va a ruba in una città, mentre vende poco in un’altra per diverse questioni: es. trend, stagionalità (a Palermo l’inverno mesi dopo rispetto a Milano). In questo caso il commerciante siciliano può, attraverso la piattaforma, offrire la merce al negoziante milanese che la venderà più facilmente. E viceversa. Così si hanno due benefici: si risolve il problema dell’invenduto e si aumentano i picchi di vendita».

hopstok
Giulia Ruggi

 

La loro startup è incubata a HFarm, l’acceleratore con sede a Treviso e ha già attirato l’interesse di un investitore che l’ha valutata 750mila euro. E può contare su un team di sette persone (Giulia e Luca hanno un team di sette persone e sono alla ricerca di un responsabile marketing): «Dopo aver realizzato una prima versione del sito, ci siamo presentati a H-Camp (competizione dedicata alle startup). Abbiamo vinto e avuto l’occasione di sviluppare la nostra idea nell’incubatore. Un’esperienza che ci è servita per imparare cose nuove, sviluppare il business e andare sul mercato».

Online con una versione beta, Hopstok ha una trentina di negozi che hanno effettuato la registrazione: fotografano la merce e la caricano. L’iscrizione è gratuita. Dove è il guadagno? «Tratteniamo il 10% solo sulla merce che viene effettivamente venduta».

 Cosa hai imparato dalla tua esperienza di startupper?

«È una vita durissima, si lavora 14 ore al giorno, compresi weekend. Ma è una scelta che rifarei mille volte perché ho sempre avuto dentro il bisogno di fare qualcosa di mio. È un desiderio innato in alcune persone. Ho il controllo della mia vita, sono felice. Ho imparato che prima di buttarti devi fare uno studio molto accurato. Senza un’analisi fatta bene, si rischia di perdere tempo e soldi. E poi appoggiarsi a un incubatore può aiutarti, offrendoti quel valore aggiunto di competenze e contatti di cui hai bisogno».

Un errore che uno startupper non deve commettere?

«Gestire il team perdendo la leadership. È vero in una startup i ruoli spesso possono confondersi e anche le gerarchie. Ma nei momenti decisivi, ci deve essere un leader riconosciuto, che sceglie e si fa rispettare».

INFO: http://hopstok.com/

Giancarlo Donadio

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