Una storia di innovazione italiana: a Pieve di Cento arriva la banda ultralarga

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23 Aprile 2014

Ci si può rialzare da una brutta caduta e imparare persino a correre più veloci di tutti. È quello che è successo a Pieve di Cento, piccolo comune di 7mila abitanti a 40 chilometri da Bologna. Colpito gravemente dal terremoto in Emilia, il paese ha saputo rimboccarsi le maniche fino a diventare oggi uno degli esempi più mirabili di smart city (città intelligenti e innovative) in Italia:

Abbiamo portato qui la banda ultralarga. Il nostro è un risultato che nasce da cinque anni di sperimentazioni: siamo partiti dall’aggiornamento dei siti istituzionali fino alla creazione di angoli per la connessione gratuita. E oggi la banda larga è il coronamento di anni di lavoro sul fronte dell’innovazione» spiega Alessandro Pirani, 37 anni, assessore allo sviluppo.

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La tecnologia portata nel comune si chiama Fiber To The Home, ha una velocità di 30 Megabit al secondo, ed è un risultato tanto più eccezionale se si considera il panorama italiano, dove appena il 15% della popolazione dei centri urbani è raggiungibile da fibra ottica o da connessione VDSL.

L’obiettivo è stato realizzato grazie alla collaborazione proficua tra un’azienda, Nexus, e Lepida SpA, società di telecomunicazioni e servizi online degli enti locali emiliano-romagnoli.

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Il nostro può diventare un modello di collaborazione da esportare su piccola scala. Per replicarlo c’è bisogno di un’azienda che fornisce la tecnologia, e del comune che facilita la burocrazia, mette a disposizione le attrezzature (le tubazioni per il cablaggio ecc.) verifica che tutti i cittadini possano usufruire dei servizi. Alla fine il vantaggio è per tutti: l’azienda ha un ritorno di visibilità, i cittadini possono navigare più velocemente e l’ente pubblico si trasforma in un polo tecnologico e innovativo».

I vantaggi della banda ultralarga?

Maggiore competitività per le aziende che possono presentarsi sul mercato in modo migliore, risparmiando sui costi alti di attivazione del servizio. E soprattutto l’opportunità di attrarre gli investimenti di altre aziende (italiani ed estere) sul territorio».

Pieve di Cento può diventare un modello?

Sì, in piccola scala, soprattutto se si pensa al territorio italiano in cui i comuni piccoli (di 5mila abitanti circa) sono il 70% del totale. In generale, la nostra esperienza mostra come una politica che funziona, può collaborare con le aziende e creare servizi che migliorano la vita dei cittadini».

INFO: http://www.comune.pievedicento.bo.it/

Giancarlo Donadio

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