Guida pratica a chi finanzia le idee imprenditoriali più innovative o costruisce “ponti” per la Silicon Valley
Ma in Italia c’è davvero qualcuno che dà i soldi agli aspiranti imprenditori?
In un Paese in cui le attività under 30 sono il 6,3% del totale (cioè poco più di 208mila), un giovane ha davvero l’opportunità di ricevere denaro per trasformare un progetto in un’impresa, lanciare un nuovo prodotto, lavorare in proprio?
A detta del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, i giovani di casa nostra dipendono sempre più dal reddito delle famiglie: uno spreco di risorse che svilisce le nuove leve e intacca il sistema produttivo. Mentre, secondo gli addetti ai lavori, il 97% delle startup 2.0 italiane ha bisogno di finanziatori.
Ma a ben cercare qualcosa si muove. E c’è chi riesce a partire grazie al denaro altrui: dimostrando da subito spirito d’iniziativa. Perché in questa nazione, in cui l’accesso al credito è il primo problema di chi fa impresa, c’è ancora chi è disposto a rischiare e versare denaro in vista di una partecipazione ai guadagni futuri o della creazione di posti di lavoro.
A una condizione però: che ci sia talento vero.
Business angel: quando l’impresa mette le ali
Chi è
Il business angel è un privato (imprenditore, manager, esperto in un settore) che investe denaro proprio per finanziare l’avvio di una startup o i primissimi passi di un’attività.
Cosa fa
Un business angel approva il programma della nuova iniziativa, lo finanzia con una somma decisa da lui – decine o centinaia di migliaia di euro – e ne condivide la gestione e la responsabilità. Si tratta di un impegno attivo e consapevole che i risultati ci saranno solo a fronte di una dedizione intensa da parte di tutti i protagonisti in gioco
spiega Tomaso Marzotto Caotorta, segretario generale Iban (Italian business angel network).
L’angelo quindi mette la propria esperienza e la propria professionalità al servizio del progetto, usando tutte le competenze e le reti di relazioni che sono proprie della sua storia professionale.
Obiettivi
L’operazione mira a creare guadagni nel giro di tre-quattro anni: data in cui, in genere, l’angelo lascia la nuova azienda e realizza o meno il suo profitto
aggiunge Marzotto.
Dopo la sua uscita, la startup è libera di svilupparsi in direzioni anche diverse e va alla ricerca di nuove sfide imprenditoriali.
Quali i guadagni per un angelo?
I numeri dimostrano che un terzo delle iniziative fallisce, facendo quindi perdere all’angelo l’investimento. Un terzo delle startup che hanno visto coinvolto un angelo, consente invece solo il rientro dall’investimento fatto senza però portargli profitto. Infine, un terzo dei progetti intrapresi genera un guadagno calcolabile tra 3 e 10 volte il denaro messo in gioco. Un esempio? Quel sensore da posizionare nei boschi per allertare i casi di incendio. Sembrava solo un’idea carina. Ma un angelo ci ha creduto: oggi, dopo tre anni, hanno un buon fatturato e hanno ricevuto altri finanziamenti dall’estero
risponde Marzotto.
Chi finanziano
Dato che il rischio finanziario è molto alto, spesso un angelo sceglie i settori che prevedono gli utili più alti: information e communication technology, biotecnologie…
Interessanti anche le energie rinnovabili, le attività manifatturiere quando prevedono applicazioni informatiche. In questo quadro non rientrano invece progetti non innovativi, come per esempio l’apertura di una gelateria specializzata in gusti esotici
sottolinea Marzotto.
Uno su mille ce la fa?
Nel 2009, sul tavolo dell’Iban sono arrivate in tutto 1.400 proposte.
Scartiamo da subito circa il 40% delle proposte che riceviamo. Del restante 60%, vanno in porto circa quattro-cinque progetti. Il nostro obiettivo? Alzare la qualità delle idee che arrivano sulle nostre scrivanie
commenta Marzotto.
Identikit di chi è finanziato
Scartati i business plan deboli, così come le iniziative con poche possibilità di crescita. Fondamentale l’affidabilità di chi si propone.
Dapprima valutiamo la franchezza delle persone, la loro trasparenza. Poi ci soffermiamo sulle qualità del progetto imprenditoriale: quanto è stato ponderato, quante verifiche sono state fatte sul mercato… Importante per noi anche la capacità di sacrificio
evidenzia Marzotto.
Età ed esperienza contano?
Abbiamo supportato persone sui 18-20 anni, così come aspiranti imprenditori di 35-40 anni: per noi l’età non è determinante
risponde Marzotto.
I tempi di attesa iniziale
In media servono 3-4 mesi. Quando l’aiuto economico è versato da un solo angelo, i tempi si accorciano rispetto ai casi in cui entra in gioco una cordata di business angel. Importante anche la vicinanza geografica dell’angelo alla sede di attività del progetto
continua Marzotto.
Una dritta per fare colpo
L’idea d’impresa deve essere presentata in modo chiaro, sintetico e convincente. E poi siamo attratti soprattutto da chi individua un business con forte potenziale di crescita: non solo in Italia, ma anche all’estero
consiglia Marzotto.
la storia
10 minuti per farsi notare
Un angelo mi ha aiutato a concretizzare quella che era una semplice idea
racconta Gianluca Busi, 44 anni, bolognese, fondatore di Ps.Mobile (www.workpsmobile.it), azienda di applicazioni per la telefonia mobile.
Circa sei anni fa ho intuito che gli smartphone avrebbero conquistato il pubblico. Avevo poche competenze in quel settore, dal 2001 mi occupavo di software per aziende, ma ho presentato il progetto della mia impresa. L’ho portato a un Forum degli investimenti del Ban Bologna: avevo a disposizione 10 minuti. Ma un angelo di Milano lo ha notato: dopo una trattativa di un paio di mesi, la formazione di una società ha preceduto l’avvio veloce dell’attività. Le “ali” dell’angelo sono state provvidenziali: fondamentale la sua competenza di settore, così come la rete dei suoi contatti. In fase iniziale poi la sua presenza ha aiutato a non scoraggiarci: non era un consulente che ci rassicurava per poi presentarci la parcella a fine mese, ma rischiava di tasca propria. È stata importante anche l’esperienza già maturata: un angelo cerca persone in grado di realizzare le idee. Un consiglio? Meglio presentarsi con un prototipo già realizzato.
A chi rivolgersi
I business angels italiani: www.italianangels.net.
I business angels europei: www.eban.org.
Gli “angeli” di Bologna: www.banbologna.it.
Gli investitori della Campania: www.bancampania.it.
Venture capitalist: quando il gioco si fa duro
Chi sono
investitori privati, mettono a disposizione capitale per la nascita o lo sviluppo di un’impresa di medie-grandi dimensioni e intervengono in qualsiasi momento dell’attività.
Cosa fanno
In genere acquistano una quota di minoranza, di solito compresa tra 5 e 40%, dell’attività, con l’intento di rivendere, per lo più dopo un periodo massimo di cinque anni, le quote acquistate. La vendita potrà essere aperta sia a chi è stato finanziato sia ad altre società.
Obiettivi
Il venture capital guadagna, a tempo debito, con la vendita delle quote in precedenza acquistate: i profitti si ottengono facendo crescere il valore dell’impresa con l’apporto di competenze professionali, di marketing, manageriali così come ai contatti generati.
Per raggiungere l’obiettivo, il venture capital supporta l’impresa finanziata nelle decisioni strategiche, lasciando invece libertà nel lavoro quotidiano.
Ho costituito una società di venture capitalist specializzata nel settore tecnologico, oggi in rapida ascesa. Le mie previsioni di guadagno? Negli Usa i venture capitalist definiscono piccoli gli affari sui 200 milioni di dollari, ma in Italia il mercato è diverso
spiega Gianluca Dettori, 43 anni, già creatore di Vitaminic (piattaforma per la di-stribuzione di musica digitale) e oggi fondatore di Dpixel (www.dpixel.it).
A suo tempo, senza l’aiuto finanziario di Elserino Piol, non sarei riuscito ad andare lontano.
Chi finanziano
I maggiori investimenti vanno a hi-tech, settore manifatturiero, energia, trasporti, beni di consumo e retail.
Uno su mille ce la fa?
Ricevo circa 500 business plan all’anno. Ne analizzo circa 50, mentre la percentuale di chi finanzio è dell’1%. Un cattivo business plan si traduce in uno scarto immediato della proposta. Inoltre evito progetti di una sola persona perché credo che siano rischiosi: preferisco i team di persone con competenze che si integrano
rimarca Dettori.
Identikit di chi è finanziato
Negli occhi di una persona molte volte si scorge la marcia in più del suo talento
dichiara Dettori.
Età ed esperienza contano?
Non ho pregiudizi: ora finanzio un ragazzo di 22 anni che sviluppa software da quando ne aveva 10. Vero però che chi si occupa di Web, Mobile, Social media quasi sempre è molto giovane. C’è poi una questione motivazionale: a 25-30 si è liberi da impegni, mentre la psicologia di un 43enne con un figlio e un mutuo è diversa
risponde Dettori.
I tempi di attesa iniziale
In genere ci vogliono circa sei mesi, ma non ci sono schemi fissi: nel caso di una persona già nota, ho preso una decisione in due giorni
spiega Dettori.
Una dritta per fare colpo
Su YouTube e SlideShare.net ci sono tutorial che spiegano come fare una presentazione. La regola d’oro sta nella chiarezza. E nell’avere già analizzato il mercato e i concorrenti.
A chi rivolgersi
www.workingcapital.telecomitalia.it c‘è tempo fino a fine luglio per inviare proposte d’impresa all’iniziativa di finanziamento targata Telecom Italia. Finanaziamenti da 30mila euro.
www.aifi.it: l‘Associazione italiana private equity e venture capital pubblica on line nomi dei soci.
www.fondisici.it: la Sviluppo imprese Centro Italia finanzia da 500mila euro.
www.innogest.it: sede a Torino, investimenti tra 200mila e 3 milioni di euro.
www.360capitalpartners.com
sede a Parigi e Milano.
http://vertissgr.it: sede a Napoli, predilezione per progetti al Sud.
www.fondamentasgr.com: sede a Milano, 500mila euro l’investimento minimo.
www.friuliasgr.it: sede a Trieste, investimenti tra 250mila e 3 milioni di euro.
www.innovazione.toscana.it investimenti regionali in domotica, microelettronica, ottica avanzata.
www.quanticasgr.it: investe anche nei media, da 250mila fino a 5 milioni di euro.
Finanziamenti pubblici: piccoli imprenditori crescono
Chi sono
1. Enti pubblici (il Ministero dello Sviluppo economico, le Regioni, i Comuni, la Comunità europea…) lanciano a cadenze irregolari bandi di concorso che stanziano supporto economico dedicato all’imprenditorialità, giovanile e non.
I bandi sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (www.gazzettaufficiale.it).
2. Invitalia, agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa, eroga fondi pubblici per sostenere e valorizzare la produzione nazionale.
Cosa fanno
1. Dopo il lancio del bando, gli enti pubblici raccolgono le richieste, le valutano e stabiliscono delle graduatorie per individuare il vincitore che riceverà il finanziamento. Il tutto avviene secondo quanto stabilito nel bando, dalla composizione della commissione esaminatrice dei candidati alla verifica dei requisiti richiesti per accedere ai supporti economici. Gli aiuti sono di diversi tipi: da quelli a fondo perduto, che non devono essere restituiti agli enti, ai bonus fiscali che consistono in una detrazione nella tassazione, ai mutui agevolati…
2.
Per quanto riguarda la creazione d’impresa il nostro riferimento è il d.lgs 185/2000, che ci consente di erogare supporto a gettito continuo, senza indire bandi con una scadenza né la necessità di stilare graduatorie: si può sempre presentare domanda, senza limitazioni di tempo
sottolinea Dario De Pascale, responsabile funzione valutazione della business unit Impresa Invitalia.
Obiettivi
1. Creare occupazione, rilanciare l’economia, aiutare le aree depresse e stimolare l’innovazione.
2.
Non finanziamo sogni, ma solo iniziative realizzabili e sostenibili nel tempo. Al contempo, arriviamo dove banche e investitori privati non arrivano, dando sostegno anche a chi non potrebbe ricevere un prestito bancario o alle microimprese che non realizzano quei fatturati ricercati da un investitore privato. Assumiamo quindi un rischio che altri non si accollano: ma il nostro obiettivo è lo sviluppo del Paese, non la ricchezza del nostro ente
evidenzia Pascale.
Chi finanziano
1. Si va dalle categorie protette (giovani, disoccupati ecc.) a interventi in determinati settori (ristorazione, turismo ecc.) fino a una determinata localizzazione geografica (regione di residenza, area depressa) e al tipo di impresa (artigiana, commerciale ecc.).
2.
Per la creazione di nuove imprese seguiamo quanto stabilito dal d.lgs. 185/2000, dedicato agli under 36 oppure ai disoccupati: per questi ultimi, distinguiamo tra lavoro autonomo e microimpresa
specifica De Pascale.
Identikit di chi è finanziato
In genere si tratta di uomini del centro e Sud Italia. Chi emerge è determinato, disponibile all’ascolto, competente
sottolinea De Pascale.
Uno su mille ce la fa?
Per gli under 36, circa il 75% delle richieste a Invitalia sono scartate. Del 25% rimasto, la metà va a buon fine. Per i di-soccupati, il 50% delle richieste è rifiutata
stima De Pascale.
Età ed esperienza contano?
1. I bandi pubblici e le leggi per l’imprenditorialità specificano sempre se esistono limiti di età per accedere.
2.
La media di chi fa richiesta in qualità di disoccupato è sui 30 anni. Valutiamo sempre la competenza: chi cerca finanziamenti per aprire una gelateria deve saper fare il gelato. Facciamo anche un’analisi del candidato, di quanto comprende il business e le sue dinamiche…
rimarca De Pascale.
I tempi di attesa iniziale
1. Due-sei mesi dalla scadenza del bando per valutare i progetti e altri due-sei mesi per l’erogazione del contributo.
2.
Dopo 60 giorni dalla presentazione della domanda trasmettiamo i rifiuti. Per gli accoglimenti ci vogliono 30 giorni in più per la valutazione tecnica ed economica del progetto. In caso positivo, il contributo arriva entro sette mesi
quantifica De Pascale.
Una dritta per fare colpo
Il rispetto per i requisiti richiesti è fondamentale.
La storia
Tutta un’altra birra
Per ottenere un prestito da Invitalia dovevo essere disoccupato: cosi ho lasciato un lavoro nei cantieri edili che avevo da 15 anni. Ma ne è valsa la pena: nel 2009 sono stato finanziato con poco più di 100mila euro e così ho avviato in provincia di Ravenna il Birrificio Valsenio per la produzione di birra artigianale
riporta Davide Finoia, 38 anni, emiliano.
Nel 2010 il mio fatturato è stato in lieve guadagno, dopo un primo anno in perdita. La birra fresca era la mia passione fin da quando avevo 20 anni. Col tempo avevo affinato le mie capacità e ne producevo circa 35 litri a settimana: mi veniva richiesta addirittura dai ristoranti, ma come privato non potevo venderla. Da lì l’idea del birrificio. Per cinque anni mi sono informato sulle norme alimentari e sulla gestione dell’attività, poi ho deciso di fare il salto e chiedere un finanziamento pubblico. Lo stanziamento per la microimpresa è dedicato ai disoccupati, ho lasciato il mio impiego nonostante tutti mi scoraggiassero e mi sono impegnato con la richiesta: corposa la documentazione da presentare. Per la stesura del business plan mi sono rivolto a più esperti, tra gli altri anche a un commercialista, e ho faticato non poco a raccogliere i preventivi di prammatica, che dovevano riportare una data inferiore a sei mesi. Ho inviato domanda nel marzo 2008, a settembre mi hanno comunicato che era stata accolta. Da allora ho avuto un referente a cui rivolgermi per ogni dubbio. Dopo un mese, è arrivata la firma del contratto per il contributo in conto gestione e a marzo 2009 l’erogazione del finanziamento.
INFO: http://birrificiovalsenio.it.
A chi rivolgersi
www.invitalia.it: il sito di Invitalia.
www.gioventu.gov.it: il Ministero della Gioventù vara iniziative economiche a favore delle nuove leve.
www.erasmus-entrepreneurs.eu: il programma europeo Erasmus promuove lo scambio imprenditoriale e stanzia fondi per promuoverlo.
www.finanze.it: il Ministero delle Finanze pubblica tutte le novità in materia.
www.creaimpresa.it: il centro studi Creaimpresa propone supporto per orientarsi nel mondo del finanziamento pubblico.
www.finanziamentipubblici.it: un servizio privato che, a pagamento, offre il monitoraggio sui bandi pubblici in corso secondo filtri personalizzati.
Banca: fidi, mutui e microcrediti
Chi sono
alcuni istituti italiani propongono iniziative di microcredito valide a livello locale. I nomi: UniCredit Group, Intesa Sanpaolo, Banca Marche, Banca Sella e Bnl
Cosa fanno
UniCredit annovera Nuove Imprese, finanziamento per idee di business e aziende con meno di 21 mesi. Intesa Sanpaolo firma invece Prestobusiness, finanziamento che prevede una restituzione a rate mensili calcolate con tassi fissi oppure variabili. Banca Sella eroga Finanziamenti Aziende Startup a imprese under 18 mesi. Banca Marche dedica agli inoccupati Easy Startup.
Obiettivi
Nel mondo le startup non sono finanziate dalle banche, ma dai venture capitalist: avviene negli Usa, in Gran Bretagna, India, Cina, Brasile… In Italia, data la carenza di venture capitalist, gli aspiranti imprenditori possono emigrare, rivolgersi alla famiglia oppure fare domanda in banca. I nostri istituti di credito, per venire incontro a richieste che non fanno parte della loro mission, creano quindi proposte simili al prestito d’onore, al fine di ridurre il rischio di perdere denaro. Ecco perché gli importi concessi sono sempre abbastanza contenuti e i tassi di restituzione sono medio-alti
chiarisce Stefano Caselli, professore di Economia degli intermediari finanziari presso l’università Bocconi.
Chi finanziano
Le proposte per le startup stabiliscono requisiti blandi e richiedono garanzie marginali: necessaria però la credibilità della persona, la sua onorabilità
riporta Caselli.
Uno su mille ce la fa?
Gli italiani attingono poco anche ai migliori pacchetti bancari per startup: mi sembra che però ci siano pregiudizi nei confronti degli istituti di credito. Molti poi non conoscono le iniziative per le nuove imprese: una mancanza di informazione da attribuire agli imprenditori, perché alcuni pacchetti sono stati promossi con una pubblicità incalzante
afferma Caselli.
Età ed esperienza contano?
No. Gli importi in gioco sono bassi, simili a quelli del credito al consumo
commenta Caselli.
I tempi di attesa iniziale
Prestobusiness di Intesa Sanpaolo promette una risposta entro cinque giorni dalla domanda.
La tempistica è simile a quella di un mutuo per un acquisto di casa: nel giro di 60 giorni circa si ottengono i fondi
stima Caselli.
Una dritta per fare colpo
Le banche richiedono la presentazione di un business plan, anche se lo valutano con sfumature diverse rispetto a quelle di un venture capitalist. «Una startup che si presenta in banca avendo già raccolto denaro da amici e famiglia e magari anche da un finanziamento agevolato pubblico, riesce a ottenere supporti bancari più consistenti e con una scadenza più lunga: l’integrazione di più strumenti è vincente» consiglia Caselli.
A chi rivolgersi
Confidi Italia, associazioni specializzate nell’accesso al credito, che offrono fidi: www.confidi-italia.com.
il sito di Unicredit Group: www.unicreditbanca.it.
il sito di Banca Intesa Sanpaolo: www.intesasanpaolo.com.
il sito di Banca Sella: www.sella.it.
il sito di Banca Marche: www.bancamarche.it.
Maria Spezia, Millionaire 4/2011