Continua l’onda migratoria dei giovani italiani

Di
Melania Guarda Ceccoli
9 Novembre 2022

Giovani, giovani adulti, adulti maturi, anziani o minori: sono 5,8 milioni gli italiani nel mondo che decidono, per necessità o per scelta, di lasciare il proprio paese di origine e trasferirsi all’estero.

 

È stato presentato il rapporto “Italiani nel Mondo”, della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, giunta alla sua XVII edizione.

Un quadro non certo roseo, nonostante la pandemia abbia frenato la mobilità italiana. Mobilità che parte principalmente dal Nord Italia, con più di 2,1 milioni.

 

Si legge nel rapporto:

“Dall’Italia non si è mai smesso di partire e negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale. Una Italia interculturale in cui l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni)”.

L’attuale comunità italiana all’estero è costituita da oltre 841 mila minori (il 14,5% dei connazionali complessivamente iscritti all’AIRE) moltissimi di questi nati all’estero, ma tanti altri partiti al seguito delle proprie famiglie in questi ultimi anni. Ai minori occorre aggiungere gli oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni (il 21,8% della popolazione complessiva AIRE, che arriva a incidere per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio).

 

A partire sono i giovani

Una popolazione giovane che, spinta da un tasso di occupazione del 29,8% tra i 15 e i 29 anni, molto lontano quindi dai livelli degli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’UE-27) e con un divario, rispetto agli adulti di 45-54 anni, di 43 punti percentuali. I giovani occupati al Nord, peraltro, sono il 37,8% rispetto al 30,6% del Centro e al 20,1% del Mezzogiorno.

Ma questa differenza tra il nord, il centro e il sud è ancora più forte tra ragazzi e ragazze: se i ragazzi residenti al Nord risultano i più occupati con il 42,2%, le ragazze della stessa fascia di età ma residenti nel Mezzogiorno non superano il 14,7%.

Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”.

Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia.

 

L’Italia perde colpi

L’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), mentre all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020.

Le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138).

Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania.

Il 53,7% (poco più di 45 mila) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio nell’ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più.

 

La pandemia

La pandemia, però, ha impattato sul numero degli spostamenti degli italiani. Rispetto al 2021 risultano 25.747 iscrizioni in meno, una contrazione, in un anno, del -23,5% che diventa -36,0% dal 2020.

“A partire sono principalmente i giovani – e tra essi giovani con alto livello di formazione – per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie” ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego

Il problema però è che ci sono più italiani che se ne vanno, che non stranieri che arrivano, con conseguenze evidenti sul calo demografico. Secondo l’Istat la denatalità in Italia è in continuo aumento, con la popolazione residente che continua a calare. Si ipotizza che nel 2070 sarà di soli 47,7 milioni.

Il capo dello Stato conclude: ”Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia”.

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