Mentre fino a pochi anni fa pagare un cappuccino al bar con la carta di credito faceva storcere il naso agli esercenti, ora la realtà dei pagamenti digitali in Italia sembra aver preso finalmente il sopravvento.
Che sia stata l’acellerazione tecnologica post-Covid o l’avvento di app fintech sempre più funzionali, applicate allo smartphone e ai wearable, smartwatch o bracciali, le carte di credito stanno ora vivendo il loro glorioso momento da rockstar.
Nel 2022, secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, il controvalore delle operazioni con carta è salito a 101 miliardi di euro, nonostante il numero di carte attive sia sceso leggermente rispetto all’anno precedente – 3,4 milioni. Anche i pagamenti con le carte bancomat risultano in crescita: circa 224 miliardi contro i 184 del 2021, mentre le transazioni con bonifici raggiungono un controvalore di oltre 9mila miliardi di euro.
E le criptovalute?
Per quanto riguarda altre forme di pagamento digitale, secondo uno studio recente realizzato da Ipsos per conto della piattaforma Adyen, quasi 2 italiani su 3 (62%) sono pronti ad utilizzare soluzioni di pagamento all’avanguardia come le criptovalute.
Nonostante la Banca d’Italia sottolinei che le crypto non hanno corso legale e quindi non devono per legge essere obbligatoriamente accettate, l’istituto specifica che “possono essere utilizzate per acquistare beni o servizi solo se il venditore è disponibile ad accettarle”.
E sono già circa 1.000 gli esercenti che nel Bel Paese accettano bitcoin come metodo di pagamento. Hotel, bar, ristoranti, gelaterie, compagnie di taxi, ma anche studi legali. Secondo un rapporto di Chainalysis, l’Italia si posizione al 51esimo posto al mondo tra i più grandi utilizzatori di criptovaluta. Solo in Europa oltre 1,3 trilioni di dollari sono stati scambiati in criptovalute nel 2022.
