Paese ricco di risorse naturali e bellezze incomparabili. Affascinante ma anche sfidante per chi lo sceglie, con tanti ostacoli da superare. Ma c’è spazio per le startup, soprattutto nell’agritech.
Una terra sconfinata, che offre un’incredibile varietà di paesaggi. Dalla Pampa, disseminata di fattorie e allevamenti, alla Patagonia, con montagne, laghi e ghiacciai che sembrano disegnati. Dall’arcipelago della Terra del Fuoco, all’estremo sud, alla zona andina nord-occidentale. Fino alle pianure subtropicali. E infine la capitale, Buenos Aires, dove è visibile l’impronta europea e dove vive un terzo della popolazione (che ammonta in totale a 46 milioni di abitanti). L’Argentina è la terza economia dell’America Latina, ricca di territori fertili e di risorse naturali in campo minerario (litio e rame) ed energetico (petrolio e gas). È uno dei maggiori produttori mondiali di carne, latticini e lana. E, con le sue startup, ha un grande potenziale innovativo. Nonostante questa immensa ricchezza, la situazione economica è ancora difficile: alta disoccupazione, Pil in discesa (si contrarrà del 3,3% quest’anno, secondo le recenti previsioni di JP Morgan) e tasso d’inflazione attualmente intorno al 100%. Il tasso di cambio peso/dollaro, sempre più svalutato, ha determinato la nascita di un cambio non ufficiale, il cosiddetto dollaro blu. Infine una situazione politica incerta, che vede nuove elezioni proprio questo mese, il 22 ottobre. Eppure molte aziende estere continuano a guardare al Paese per le sue enormi potenzialità.
Partito lo sfruttamento del secondo più grande deposito di shale gas al mondo
Il 39,6% della superficie dell’Argentina (Paese grande nove volte l’Italia) è destinato al pascolo per l’allevamento (bovini e cavalli nella Pampa, ovini e caprini in Patagonia) e un altro 14% alla produzione agricola. L’agricoltura rappresenta il 9% del Pil (Atradius Economic Outlook 2023), e gran parte del settore industriale consiste nel processare i prodotti agricoli. Ma con la crisi dei primi anni 2000 il sistema economico si è terziarizzato: il settore terziario assorbe oggi circa il 66% della forza lavoro e produce il 61% del Pil (dati 2017, fonte World Factbook), principalmente nel commercio e turismo.
«Recentemente nella parte nord della Patagonia è partito lo sfruttamento di un giacimento importante di petrolio e gas», spiega Enrico Turoni, presidente della Camera di Commercio italo-argentina. «Si tratta di un’area di circa 30 mila chilometri quadrati, grande quanto il Belgio, soprannominata Vaca Muerta, che rappresenta il secondo deposito di shale gas al mondo e il quarto di shale oil (con questo termine si intende il gas o il petrolio “non convenzionale”, contenuto nelle rocce scistose, ndr)». Le ultime stime della Secretaría de Energía argentina evidenziano che tali riserve sono equivalenti rispettivamente a 14 e 9 anni di produzione interna. «Sfruttare il potenziale di quest’area potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’economia argentina», aggiunge Turoni.
Il 50% degli argentini è di origine italiana
L’Argentina è il Paese americano dove è emigrato il maggior numero di italiani: tre milioni dal 1876 al 1976. Ancora oggi il 50% degli abitanti è di origine italiana. «Molte aziende italiane medio-grandi hanno investito in Argentina nel corso degli anni», continua Turoni. «Tra queste la Arag di Rubiera (RE), che produce accessori per macchine da irrorazione e diserbo. E poi Ducati, Ferrero, Mapei, Telespazio. In generale, l’appeal che esercita il nostro Paese è elevato, e il Made in Italy è molto apprezzato da quella fascia di popolazione che ha alta capacità di spesa, concentrata nella città di Buenos Aires». Ma qual è il primo passo per entrare nel Paese per chi volesse lavorare o anche avviare un’attività imprenditoriale? «Un valido canale di entrata è quello universitario», spiega Turoni. «L’Emilia Romagna è presente con gli atenei di Parma e di Bologna. La prima con l’Università di Buenos Aires organizza il MITA, Master Internazionale in Tecnologia degli Alimenti, che ha l’obiettivo di formare professionisti per l’applicazione di innovazioni nelle imprese alimentari. La seconda ha una sede a Buenos Aires. Si può fare un’esperienza di studio, e poi verificare le opportunità per rimanere nel Paese. Per aprire un’attività imprenditoriale ci si può rivolgere agli uffici governativi, ma il consiglio è di ricorrere a professionisti locali (avvocati o commercialisti), soprattutto se si vogliono portare capitali per avviare un’impresa».

Paese di unicorni
Buenos Aires è anche il centro delle startup dell’Argentina. È qui che nel 1999 è nato MercadoLibre, la principale piattaforma di commercio elettronico dell’America Latina, poi incorporata negli Stati Uniti. Così come Auth0, che semplifica i processi di autenticazione e autorizzazione nelle applicazioni web e mobile, acquisita dall’azienda americana Okta. E la fintech Ualà, fondata dall’italo-argentino Pierpaolo Barbieri. Tutti unicorni. Il Paese ha un grande potenziale nell’agritech. L’ecosistema di startup è guidato dalla comunità “Startup Buenos Aires” (startupbuenosaires.com), il governo della città di Buenos Aires partecipa attraverso un incubatore chiamato incuBAte, mentre un altro promettente hub per startup, questa volta pubblico-privato, è Córdoba Acelera (cordobaacelera.com.ar). Infine Endeavor, l’organizzazione presente in 40 paesi (anche in Italia) nata per aiutare ad accelerare la crescita di giovani aziende che stanno per diventare scaleup, è stata lanciata proprio in Argentina dove ha sei sedi: Buenos Aires, Córdoba, Rosario, Cuyo, NOA e Patagonia.
Articolo pubblicato su Millionaire di ottobre 2023.