Passaporti, un incubo per gli italiani. Tra ritardi infiniti, sportelli fantasma e un progetto Polis che arranca, ottenere il documento tanto agognato per viaggiare all’estero si trasforma in un’odissea kafkiana.
Dalle promesse roboanti al caos più totale. A fine ottobre 2023, Poste Italiane annunciava a gran voce l’avvio del progetto Polis: un futuro roseo in cui 7.000 Uffici Postali sparsi per la penisola avrebbero offerto ai cittadini la possibilità di richiedere o rinnovare il passaporto comodamente sotto casa. Un sogno, si pensava, che avrebbe finalmente liberato le questure dalle code interminabili e dalle attese snervanti.
Ma la realtà, come spesso accade, ha ben presto smentito le rosee previsioni. A marzo 2024, a distanza di ben cinque mesi dal lancio ufficiale, solo due sportelli in tutta Italia – entrambi in provincia di Bologna – sono abilitati al rilascio del passaporto in via sperimentale. E il resto d’Italia? Be’, il resto d’Italia è ancora in balia del caos.
Le Poste Italiane si trincerano dietro un laconico “siamo in linea con il piano”, mentre le associazioni del turismo organizzato, esasperate dai ritardi e dai danni economici ingenti (si stima che nel biennio 2022-2023 i ritardi nel rilascio dei passaporti abbiano fatto perdere al settore ben 300 milioni di euro), chiedono a gran voce un incontro al ministro dell’Interno Piantedosi per trovare una soluzione immediata.
Ma intanto, i cittadini? Sono loro a dover fare i conti con le code estenuanti alle questure, con agende digitali che propongono appuntamenti a distanza di mesi, con la frustrazione di vedersi sfumare viaggi e vacanze programmate da tempo.
Qualche questura, nel tentativo di arginare il problema, ha adottato delle soluzioni alternative. A Treviso, ad esempio, è stata introdotta un’agenda prioritaria per chi necessita del passaporto entro 30 giorni, mentre in diverse altre città (Vicenza, Verona, Bari, Bergamo, Caserta, Milano, Monza, Pescara, Reggio Emilia e Torino) è possibile ottenere il documento entro 15 giorni presso uno sportello dedicato, previa dimostrazione di urgenza.
Ma queste misure non bastano. La situazione è ormai insostenibile e richiede un intervento urgente da parte del Governo.
Cosa fare? Ecco alcune proposte concrete:
– Accelerare l’implementazione del progetto Polis. Non è più accettabile che a distanza di cinque mesi solo due sportelli su 7.000 siano attivi.
– Aumentare il numero di sportelli dedicati al rilascio del passaporto nelle questure.
– Sburocratizzare la procedura di richiesta e rilascio del passaporto.
– Comunicare in modo trasparente e tempestivo sui tempi di attivazione del servizio Polis.
In attesa di una soluzione definitiva, ai cittadini non resta che armarsi di santa pazienza e sperare di non aver bisogno urgentemente del passaporto. Un’odissea italiana che, purtroppo, non sembra avere una fine imminente.
Ma non è tutto. Oltre ai ritardi e alle code interminabili, c’è un altro aspetto che rende la vicenda ancora più grottesca: la mancanza di informazioni chiare e precise.
Sul sito web di Poste Italiane, ad esempio, è ancora presente la dicitura “Il servizio è in fase di graduale attivazione”, senza alcuna indicazione concreta sulle tempistiche. Le questure, dal canto loro, forniscono informazioni spesso discordanti e non sempre aggiornate.
Il risultato è un clima di confusione e incertezza che non fa altro che alimentare la frustrazione dei cittadini.
In definitiva, la vicenda dei passaporti è un’emblematica rappresentazione dell’Italia che non funziona. Un Paese in cui la burocrazia regna sovrana, la comunicazione è latitante e i cittadini sono lasciati a loro stessi.
C’è da augurarsi che questa ennesima odissea serva da monito per un cambiamento radicale. Un cambiamento che renda l’Italia un Paese più efficiente, più trasparente e più al servizio dei suoi cittadini.
E chissà, forse un giorno ottenere un passaporto non sarà più un’impresa titanica.