Figuraccia Piracy Shield. Creata per oscurare lo streaming illegale finisce per bloccare Google Drive (e non solo).

Di
Redazione Millionaire.it
21 Ottobre 2024

Il recente blocco di Google Drive, causato da un errore della piattaforma Piracy Shield, ha suscitato forte indignazione tra utenti e aziende. Sabato 19 ottobre, il sistema nazionale anti-pirateria, creato per combattere lo streaming illegale di contenuti, ha erroneamente oscurato un dominio critico di Google Drive, rendendo impossibili i download di file per diverse ore. Anche una cache di YouTube è stata colpita, provocando disagi a un numero significativo di utenti.

L’episodio ha messo in evidenza i limiti della piattaforma Piracy Shield, che ha oscurato risorse essenziali per la vita digitale di molti italiani. Google Drive, infatti, è ampiamente utilizzato da scuole, università e aziende, creando ripercussioni soprattutto per chi fa affidamento su Google Workspace. Molti studenti e lavoratori in smart working hanno scoperto il blocco solo il giorno dopo, con timori per le attività da svolgere all’inizio della settimana.

Le segnalazioni dei disservizi su piattaforme come Downdetector hanno evidenziato che i problemi sono iniziati intorno alle 18:56 e sono durati diverse ore, colpendo diversi operatori di rete. Solo TIM e Wind3 hanno successivamente sbloccato il dominio, mentre altri operatori non avevano ancora risolto la questione diverse ore dopo.

Questo errore ha sollevato critiche sul funzionamento di Piracy Shield, il sistema di blocco automatico gestito dall’Agcom. In particolare, è emerso come liste di domini da oscurare possano includere risorse estranee alla pirateria, come Google Drive, con conseguenze impreviste e potenzialmente gravi. La presenza di una whitelist di risorse che non dovrebbero essere mai bloccate ha inoltre sollevato interrogativi sulla sua completezza e gestione.

Le polemiche non si sono fermate qui. Il blocco di un servizio così importante ha sollevato domande sulle modalità di azione del sistema antipirateria, mettendo in discussione l’efficacia dei filtri di sicurezza e la necessità di un miglior controllo. Mentre Google cerca di comprendere le cause dell’incidente, Agcom non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali, mentre si attende una possibile interrogazione parlamentare sul caso.

 

 

 

Sostieni Millionaire e i suoi collaboratori

Hai appena letto questo articolo gratuitamente, senza alcun banner pubblicitario o paywall. Questa è una scelta editoriale di Millionaire.it, perché crediamo nel valore della condivisione libera delle idee. Tuttavia, ogni articolo rappresenta il frutto del lavoro di più collaboratori. Se apprezzi il nostro impegno, ci sono diversi modi con cui puoi sostenere Millionaire.it nel suo lavoro quotidiano.

Puoi acquistare la versione digitale del nostro magazine (a soli € 2.50) oppure offrire, come tuo gesto di apprezzamento, un token che andrà direttamente a chi ha scritto questo articolo CLICCANDO QUI.

Grazie per il tuo supporto!

 

Non dimenticare di iscriverti alla nostra newsletter QUI e di seguirci sui social per rimanere sempre aggiornato.

logo-footer

Direttore responsabile: Donato Parete     

Editore: Millionaire.it Srl – Indirizzo: Largo della Crocetta, 2 20122 Milano (MI) Italia

Partita IVA: 12498200968 – Numero iscrizione ROC: 38684

Hosted by Kinsta

© 2025 millionaire.it.
Millionaire
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web ritieni più interessanti e utili. Clicca per consultare la nostra Privacy Policy

Se disattivi completamente i cookie, potresti disabilitare alcune funzionalità del sito. Anche con tutti i cookie disabilitati, il tuo browser continuerà a memorizzare una piccola quantità di informazioni, necessarie per le funzionalità di base del sito.

I cookie scaricati dal presente sito avranno una validità di 12 mesi, periodo dopo il quale verrà nuovamente richiesta la tua espressione di consenso.
Qualora tu chiuda il banner mediante la “x”, senza indicare la tua accettazione o meno dei cookie di profilazione, il consenso potrà esserti richiesto nuovamente dopo un periodo non inferiore ai 6 mesi. Anche nel caso in cui tu abbia negato il consenso all’utilizzo dei cookie, non potrà esserti richiesto nuovamente se non siano trascorsi almeno 6 mesi da quando hai effettuato la scelta.

Il consenso potrà invece esserti di nuovo richiesto quando mutino significativamente le condizioni del trattamento (ad. es. nuove terze parti coinvolte), o se sia impossibile per il sito sapere se i cookie siano già stati memorizzato sul dispositivo (es. se scegli di cancellare i cookie installati sul tuo dispositivo).

E’ possibile in ogni caso consultare e modificare tale espressione in qualunque momento attraverso questa pagina.