Segway

Addio al Segway, il mezzo “rivoluzionario” che si è rivelato un flop

Di
Redazione Millionaire
24 Giugno 2020

Lanciato come mezzo di trasporto rivoluzionario, negli anni ha invece collezionato grandi insuccessi. Problemi tecnici, incidenti stradali, vendite basse. Così l’azienda ha deciso di mettere fine alla produzione del Segway PT, dal prossimo 15 luglio. Cronaca di un fallimento annunciato.

Già agli esordi, quando il Segway fa la sua comparsa sul mercato americano, nel 2002, a suon di ricche campagne pubblicitarie, l’accoglienza è più tiepida del previsto. Il suo inventore Dean Kamen era convinto che il mezzo di trasporto individuale avrebbe reso le città più vivibili, permettendo alle persone di spostarsi velocemente (fino a 20 km orari) senza dover ricorrere alla macchina. Il Segway è un due ruote tecnologico, elettrico, dotato di sensori, «capace di anticipare ogni mossa».

Kamen presenta il prototipo alla stampa nel 2001, come «l’invenzione che cambierà il mondo». I media si dividono: a molti l’idea piace, ad altri non convince. Anche nel momento dell’entusiasmo iniziale si fanno strada i primi dubbi: prezzo troppo alto (5.000 dollari), mezzo difficile da guidare e gestire, pericoloso. I problemi tecnici subentrati dopo il lancio costringono la casa produttrice a ritirare i modelli già venduti, a settembre del 2003. L’azienda era convinta di riuscire a vendere 50mila pezzi in un anno, ma dopo quasi due i mezzi venduti sono appena 6000.

Nel 2003 il Segway arriva anche in Italia. Il giornalista Beppe Severgnini, dopo averlo provato, commenta: «Per la strada, tra le auto, è troppo lento; sui marciapiedi, tra i pedoni, fin troppo veloce. È più agile e meno ingombrante di una bicicletta, che però consente di tenersi in esercizio e non ha bisogno di ricarica».

Nonostante lo scetticismo di molti, la produzione continua, il Segway viene adottato dalla polizia in alcuni Paesi, da centri commerciali, tour operator, e apprezzato dai turisti nelle città. Non è però la rivoluzione che era stata annunciata.

Tra i problemi principali, resta quello della sicurezza. Nel settembre del 2010 Jim Heselden, l’imprenditore che aveva rilevato l’azienda solo pochi mesi prima, muore in un incidente proprio mentre guidava un Segway PT. Ed è famosa la scena (che circola ancora in vari video su Youtube) dell’atleta Usain Bolt investito da un cameram, mentre faceva il giro della pista dopo una gara a Pechino, nel 2015.

E sul fronte business, il mezzo vende poco. Nel 2019 ha rappresentato solo l’1,5% delle entrate dell’azienda, che produce anche monopattini elettrici e kart a tre ruote. Da qui la decisione di interrompere la produzione del “rivoluzionario” Segway PT e concentrarsi sugli altri prodotti.

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