Candy Crush, storia di un successo italiano

Di
Redazione Millionaire
2 Gennaio 2015

Riccardo Zacconi, 46 anni, romano, incassa 3,5 milioni di euro al giorno con il videogame Candy Crush. Storia di un italiano che ha rinunciato al posto fisso nello studio dentistico di papà per cercare fortuna all’estero.

Riccardo Zacconi, 46 anni, romano residente a Londra, è il “papà” di Candy Crush, videogame che spopola su social network, batte come numero di utenti fenomeni come Spotify e Pinterest, ha battuto il rivale californiano Zynga. Ma come ha fatto un italiano emigrato a Londra a costruire la sua favola?

Posto fisso nello studio di papà? No, grazie

Che fosse uno che non si accontenta, Zacconi lo fa capire alla famiglia già a 18 anni quando, per decidere cosa fare nella vita, prova a lavorare nello studio dentistico del padre. Un esperimento durato solo due giorni perché, ha dichiarato lui, capisce da subito che lì la sua vita sarebbe stata di sicuro facile, ma anche troppo prevedibile. Dando un calcio a quello che per moltissimi sarebbe stata la scelta più logica, Zacconi dimostra da subito di essere disposto a rimboccarsi le maniche. Si laurea in Economia alla Luiss, poi parte per la Germania per fare gavetta in una società di consulenza. La sua ambizione però è già alla ricerca della grande occasione, che all’intraprendente romano sembra palesarsi sotto forma dell’Internet in versione pre-bolla. Anno 2000.

A caccia di fortuna

Con lo svedese Sebastian Knutsson, suo partner ancora oggi, Zacconi apre Spray, un portale di servizi e contenuti che, in principio, sembra la gallina dalle uova d’oro: in un anno schizza da 80 a 300 impiegati e l’ingresso in Borsa sembra cosa fatta. Ma la sorte non è propizia: Zacconi non riesce a quotarsi perché, mentre prepara il suo trionfo, viene sorpreso dallo scoppio della bolla di Internet. Senza darsi per vinto, trova un compratore per il portale, che gli fa piovere in tasca ben 764 milioni di dollari. Denaro però “virtuale”, cioè sotto forma di azioni di società tecnologiche che, nel giro di pochi giorni, si dimezzano di valore.

Dagli incontri ai videogiochi

Zacconi ha davanti a sé due strade: 1) Lasciar perdere tutto e tornare con la coda tra le gambe nello studio dentistico di papà. 2) Andare a Londra a cercare un’altra idea. Zacconi sceglie la seconda strada e ancora una volta punta al Web. Apre un sito di incontri online. Questa volta la dea bendata guarda dalla sua parte, e in breve gli consente di vendere l’attività a un colosso di settore per la ragguardevole cifra di 150 milioni di dollari. Qualcun altro si sarebbe seduto tranquillo sulla poltrona del consiglio direttivo dell’azienda appena ceduta. Lui no. Si prepara a misurarsi con una nuova sfida, questa volta nel settore dei videogiochi. Un’intuizione tanto buona da fargli subito ricevere l’attenzione di venture capitalist che gli danno fiducia sotto forma di alcune decine di milioni di dollari. Più che mai deciso a mirare in alto, Zacconi battezza la nuova creatura con un nome altisonante – King, che in inglese significa “re” – e attira soci del calibro di Toby Rowland, figlio di un magnate dell’industria del platino (poi uscito dall’impresa, si dice, per divergenze). È il 2003. Mission aziendale è la proposta di giochi d’azzardo a bassa posta (i cosiddetti skill game) a portali del calibro di Yahoo e Microsoft.

La struttura del business è già chiarissima: intervistato da Millionaire nel 2008, Zacconi dichiara di puntare a un pubblico femminile. E non a caso, ancor oggi Candy Crush conta nel gentil sesso il 65-70% degli utenti di età compresa tra 25 e 45 anni. Altro asso nella manica, l’organizzazione aziendale: il team è diviso in squadre che si concentrano su un solo gioco per tre mesi e poi lo pubblicano sul sito di King.com per valutarne il favore tra gli utenti. Una strategia che consente di non investire troppo tempo su un prodotto che potrebbe rivelarsi un flop.

Partite da social network

Dopo un inizio tutt’altro che promettente – nei primi mesi di attività la bancarotta viene scongiurata per un pelo – il business inizia a girare. Ma nel 2009, un continuo declino del fatturato poi fanno capire a Zacconi che il mercato sta cambiando. I social network infatti già stavano dirottando una grossa fetta dei clic dei giovani sulle loro piattaforme: quindi, perché non dirigersi anche verso di loro? Più facile a dirsi che a farsi: per proporsi a Facebook, Zacconi deve ristrutturare tutto l’ufficio marketing e scatenare altri terremoti in azienda, perché intuisce che le logiche di gioco su un social network sono diverse da quelle degli appassionati che si collegano a un portale generico. Due le novità fondamentali aggiunte ai giochi: la possibilità di sfidare gli amici e l’introduzione di tanti livelli di gioco, per rendere la competizione pressoché infinita.

Come ho battuto Farmville

Fortissima la concorrenza: sulle pagine online del sito di Mark Zuckerberg il mercato dei videogiochi è già più che mai presidiato da un colosso di nome Zynga e dal suo gioco Farmville. Titolo dopo titolo, King riesce però a conquistare il pubblico senza farsi schiacciare da chi è più grande di lui, fino alla svolta del 2009, con la proposta di Candy Crush. Lo schema di gioco è semplice: una specie di puzzle su cui vincere punti con raggruppamenti di tre figure uguali – caramelle coloratissime, candy in inglese – ma evergreen nell’idea. E, anche se gli esperti si affrettano a enumerare le versioni simili più o meno recenti di altri sviluppatori, Candy Crush regala a Zacconi quel botto che lui aspetta da quasi 10 anni. Il boom si è gonfiato lo scorso anno grazie a una strategia aziendale affinata, che prevede un primo test dei videogiochi sul sito, il passaggio ai social network solo per i titoli più cliccati e un adattamento per cellulare solo per quelli più giocati dagli iscritti ai social network. Osservatori e invidiosi si sono seduti “sulla riva del fiume” per capire se Candy Crush farà la fine di altri giochi di aziende competitor: una volta passati di moda hanno spostato all’indietro le lancette dell’orologio aziendale e dato una pesante sforbiciata ai fatturati. Anche perché Candy Crush, per ora, è responsabile dell’80% degli incassi di Zacconi. Un dettaglio che, secondo i commentatori, è responsabile del rapido calo delle azioni di King dopo l’ingresso in Borsa dello scorso marzo. Ma Millionaire condivide il giudizio di uno dei più importanti quotidiani britannici The Guardian, che considera Zacconi uno dei 100 uomini più influenti del Web.

Vi spiego come si fa business con un gioco online

Cosa insegna la storia di King.com? E i videogame sono ancora un business percorribile? Millionaire l’ha chiesto a Giuseppe Crugliano, titolare dal 2003 della sviluppatrice di videogiochi Twelve Games (www.twelvegames.com). Ecco i suoi consigli.

1 Fai un’analisi di mercato

Prima di partire, è fondamentale un’analisi di mercato, a livello globale. Certo, non è facile. Ma chi individua i trend giusti ha la possibilità di iniziare un business che oggi, grazie a strumenti di sviluppo più semplici di quelli del passato, consente di raggiungere un successo mondiale investendo 100mila euro.

2 Progetta un gioco breve e facile

Candy Crush propone livelli che si giocano in una manciata di minuti e sono adatti a chi aspetta l’autobus o l’arrivo del pasto al ristorante: da qui, buona parte del suo successo.  Alla facilità iniziale però si contrappone la difficoltà nel diventare campioni.

3 Cura la grafica

Colori brillanti, atmosfera giocosa: Candy Crush propone da subito un’immagine piacevole e adatta ad attirare anche chi non gioca in modo abituale.

4 Utilizza il tuo sito per testare la validità del gioco

Zacconi verifica la popolarità di un gioco presentandolo in prima battuta sul sito di King.com: se la risposta degli utenti è positiva, passa alla sinergia con i social network ed evita così passi falsi. Su 200 giochi presenti sul portale, solo otto sono su Facebook e tre hanno una versione Android e iOs.

5 Ottimizza il videogioco per la piattaforma giusta

Candy Crush è stato studiato non solo per essere giocato al meglio sul telefonino, ma soprattutto perché consente l’uso con una mano sola. Ma il settore è molto rapido: i social network oggi stanno diventando di secondo piano rispetto ai cellulari, però nel giro di pochi mesi potrebbe cambiare ancora tutto, per esempio con l’avvento di un apparecchio wearable (indossabile) che diventa il nuovo iPhone. Necessario quindi essere veloci e attenti al mercato.

6 Fai convergere il gioco con il marketing

I vari livelli di gioco devono essere studiati in cooperazione dal game designer e dall’ufficio marketing: quest’ultimo infatti deve escogitare la giusta strategia per convincere l’utente a spendere denaro e passare al livello successivo di partita.

7 Se te lo puoi permettere, passa alla versione freemium

Nel giugno dello scorso anno Zacconi ha deciso di rinunciare alla pubblicità perché distrae i giocatori: un sacrificio sul versante del fatturato che però funziona dal punto di vista della piacevolezza e dell’abitudine al gioco. Il suo business? Il game si paga da un certo livello in poi.

8 Investi sempre in ricerca e sviluppo

«Chi non investe in continuazione, ricerca e sviluppo, in poco tempo viene tagliato fuori. Al contrario, c’è sempre spazio per chi punta alla qualità e all’innovazione».

9 Sincronizza le varie piattaforme di gioco

È fondamentale sincronizzare tutte le modalità di gioco: chi raggiunge un livello sul cellulare Android mentre aspetta l’autobus, una volta arrivato a casa vuole ricominciare a giocare su un tablet Apple partendo da dove ha smesso poco prima.

10 Diversifica il business

Tutte le grandi aziende della new economy, da Google a Facebook, stanno diversificando il business per non subire un tracollo in caso di un improvviso cambio di rotta del mercato: una strategia validissima per mettersi in salvo e non ricominciare da zero.

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