Negli ultimi tempi, il termine “founder mode” è diventato un vero e proprio tormentone nella Silicon Valley e un po’ per chiunque si occupi di startup. Ma cosa significa davvero e come potrebbe essere utile per la tua azienda?
Il concetto di founder mode è stato coniato da Paul Graham, co-fondatore dell’incubatore di startup Y Combinator, in un saggio pubblicato recentemente. Il termine ha fatto il giro del web, scatenando un dibattito su quanto un fondatore debba essere coinvolto nella gestione operativa di un’azienda. C’è chi sostiene che sia utile per mantenere intatta la visione originale, mentre altri vedono il rischio di una cultura aziendale dominata dal micromanagement.
Vediamo quindi cosa significa il founder mode e quali vantaggi e rischi può comportare per le imprese.
Le caratteristiche principali del founder mode
Il founder mode è uno stile di gestione in cui il fondatore o l’amministratore delegato (CEO) si occupa direttamente di tutti gli aspetti operativi, interagendo con dipendenti a tutti i livelli, non solo con i diretti subordinati.
Questo approccio è particolarmente comune nelle startup o in aziende con una gerarchia piatta. Le sue caratteristiche principali includono:
– Coinvolgimento attivo: i leader che adottano questo stile sono profondamente immersi nelle operazioni quotidiane dell’azienda, analizzando costantemente i dati e mostrando grande curiosità per ciò che fa funzionare l’attività.
– Protezione della visione: il successo dell’azienda dipende dalla sua visione, missione e valori fondamentali. I fondatori in founder mode si assicurano che questi elementi non vengano compromessi nel lavoro quotidiano.
– Interazioni dirette: i fondatori in questa modalità si relazionano con tutti, indipendentemente dal ruolo. Sono accessibili e rispondono personalmente a chiunque li contatti.
– Incontri “skip-level“: si tratta di riunioni in cui i fondatori bypassano i manager intermedi e si confrontano direttamente con i dipendenti di ogni livello. Questo permette di raccogliere feedback e costruire relazioni più autentiche.
Esempi famosi di founder mode
Un esempio emblematico di founder mode è Steve Jobs, ex CEO di Apple, che organizzava ritiri annuali con i 100 dipendenti più importanti dell’azienda, non tutti necessariamente in posizioni di leadership. Questi incontri servivano a discutere apertamente il futuro di Apple e a permettere ai dipendenti di diversi settori di condividere le loro idee.
Brian Chesky, CEO di AirBnB, ha recentemente raccontato come all’inizio gli fosse stato consigliato di delegare e lasciare che i suoi dipendenti facessero il proprio lavoro. Tuttavia, applicando un approccio più diretto, simile a quello di Jobs, Chesky è riuscito a migliorare la gestione finanziaria dell’azienda, ma di questo ne parliamo dopo.
Founder mode vs Manager mode: qual è la differenza?
La differenza principale tra founder mode e manager mode è che la prima si concentra sulla gestione diretta, mentre la seconda riguarda più la delega.
Il manager mode è il modello tradizionale, in cui il CEO non si occupa delle operazioni quotidiane e si relaziona solo con i suoi diretti collaboratori. Sebbene questo approccio sia considerato il metodo classico per scalare un’azienda, può portare i fondatori a sentirsi disconnessi dalla visione aziendale, come se avessero perso il controllo.
Perché il founder mode è vantaggioso?
Ci sono diversi vantaggi nel lavorare in founder mode, specialmente nelle prime fasi di una startup:
– Visione chiara e direzione definita: i fondatori conoscono meglio di chiunque altro la missione dell’azienda e possono assicurarsi che ogni decisione rimanga allineata alla visione originale.
– Decisioni rapide: il founder mode consente di prendere decisioni velocemente, senza dover passare attraverso vari livelli di approvazione. Questo permette all’azienda di reagire più rapidamente ai cambiamenti del mercato rispetto alle organizzazioni più grandi e burocratiche.
– Forte orientamento al cliente: i fondatori spesso mantengono un rapporto diretto con i clienti e comprendono meglio i loro bisogni, riuscendo così a personalizzare i prodotti o i servizi in modo più efficace.
– Relazioni più strette con investitori e stakeholder: quando i fondatori sono profondamente coinvolti, gli investitori si sentono più sicuri, percependo che il loro investimento è nelle mani di qualcuno realmente impegnato nel far crescere l’azienda.
Quali sono i rischi del founder mode?
Nonostante i benefici, ci sono dei rischi legati al founder mode:
– Micromanagement: quando i fondatori sono troppo coinvolti, possono creare un ambiente di micromanagement in cui i dipendenti si sentono soffocati e non valorizzati.
– Mancanza di autonomia: il founder mode può portare a una struttura gerarchica troppo rigida, in cui i dipendenti hanno poco spazio per prendere iniziative. Questo può danneggiare l’innovazione e il senso di appartenenza.
– Assunzione di rischi eccessivi: i fondatori possono essere troppo disposti a prendere decisioni rischiose senza adeguata analisi o preparazione, con il rischio di fallimenti.
– Focus sui risultati immediati: l’attenzione ai risultati rapidi può compromettere lo sviluppo di una cultura aziendale sostenibile, portando a stress e burnout tra i dipendenti.
L’intervento di Brian Chesky, CEO e co-fondatore di Airbnb
Brian Chesky, CEO e co-fondatore di Airbnb, ha recentemente discusso del nuovo aggiornamento della piattaforma, che include 70 nuove funzionalità, tra cui una rete di co-host. Questa rete permette ai proprietari di immobili di affidarsi a co-host esperti per gestire le loro proprietà, anche senza essere coinvolti direttamente.
Durante l’intervista, Chesky ha anche approfondito il concetto di founder mode, un discorso che ha suscitato controversie, poiché sembrava contrapporre fondatori e manager. Chesky ha chiarito che non intendeva creare una divisione, ma piuttosto condividere la sua evoluzione come leader. In particolare, ha raccontato come, da fondatore competente, sia diventato un CEO incerto, delegando troppo e rimanendo poco presente nei dettagli.
Secondo Chesky, molti leader oggi credono che sia sufficiente assumere persone competenti e lasciarle lavorare in autonomia. Tuttavia, egli sostiene che questo approccio possa essere pericoloso. Al contrario, ritiene che essere coinvolti nei dettagli sia essenziale per il successo, pur senza trasformarsi in micromanager. Chesky ha citato l’esempio di Steve Jobs e Jony Ive di Apple, evidenziando che Jobs non ‘microgestiva’ Ive, ma collaborava con lui per migliorare i prodotti.
Per Chesky, la leadership ideale consiste nell’essere presenti e partecipare attivamente ai dettagli, non nel dare ordini dall’alto.
In conclusione, il founder mode, che personalmente trovo attuale e affascinante, può essere una strategia efficace per mantenere una visione chiara e costruire relazioni solide all’interno di un’azienda, ma è importante non esagerare. Un approccio equilibrato, che alterna coinvolgimento diretto e fiducia nel team, è spesso la soluzione migliore per garantire il successo a lungo termine.
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