Effetto whisky

Di
Redazione Millionaire
8 Agosto 2012

Puntare sul distillato scozzese? Investimenti limitati (5.000 euro) e rivalutazione del 19% l’anno

Dedicato a chi è alla ricerca di un’opportunità d’investimento diversa dal solito: occhio alle visite che il principe Carlo d’Inghilterra fa nelle fabbriche produttrici di whisky in Scozia. Le sue visite sono sempre celebrate dalle aziende con una produzione speciale, che in genere diviene una rarità da collezione. Il single malt, cioè il whisky distillato da un solo tipo di malto in una particolare distilleria della Scozia, si è infatti affermato su tutti gli altri tipi, da quelli ottenuti con più cereali oppure con lavorazioni differenti in Irlanda, Canada o Stati Uniti. Di conseguenza i prezzi per le bottiglie più pregiate originarie della terra di Maria Stuarda raggiungono cifre di tutto rispetto.

«Il whisky è anche un bene da collezionare con cui è possibile realizzare discreti guadagni a fronte di investimenti limitati. Per esempio: la giusta etichetta consente di comprare oggi a 40 euro e vendere tra un anno a 60. Oppure di vedere una bottiglia di una limited edition balzare da 70 euro all’acquisto a 200 euro quando il produttore ha esaurito la partita. Trovare le limited edition è semplice: basta abbonarsi alle newsletter dei produttori» spiega Andrea Giannone, collezionista e organizzatore del Milano Whisky Festival, manifestazione che da cinque anni raduna produttori e appassionati (www.whiskyfestival.it). Che il business sia valido è opinione anche di Michel Kappen, intraprendente uomo d’affari che nel novembre 2007 ha creato nei Paesi Bassi il World Whisky Index (www.world­whi­sky­in­dex.com), una sorta di Borsa valori per la specialità scozzese più amata: a suo dire infatti il liquido ambrato si rivaluta del 19% l’anno e per iniziare a investire sul serio sono sufficienti 5mila euro. All’apertura, il World Whisky Index proponeva quasi 3mila bottiglie, di cui la più costosa valeva 650 euro. Oggi la più costosa ha raggiunto 55.000 euro, mentre altre hanno visto il proprio prezzo triplicarsi di anno in anno. Cifre più che comprensibili quando si considera che l’80% della produzione di whisky viene bevuto e quindi le scorte in rimanenza aumentano di valore con velocità. «I collezionisti, in genere, comprano due bottiglie: una per la raccolta e una per la gola» conferma Giuseppe Begnoni, proprietario di Whisky Paradise, atelier di compravendita distillati e liquori di pregio (www.whiskyparadise.com). Così la Springbank Distellery di Campbell (www.springbankdistillers.com), 100 km a ovest di Glasgow, che ha venduto due delle tre bottiglie superstiti di una serie di sole 24 distillate nel 1919 e imbottigliate nel 1970 per la cifra di 15.400 euro ciascuna: un’operazione che ha fatto salire l’unica bottiglia ancora in loro possesso a 55mila euro. La relativa penuria di mercato si deve poi alle logiche collezionistiche: «Impossibile avere una raccolta completa di qualsiasi tipo di whisky: ce ne sono tantissimi, io stesso dopo aver raccolto un migliaio di bottiglie mignon ho preferito venderle per problemi di spazio. I collezionisti quindi si specializzano su un produttore, oppure su una determinata zona di produzione o ancora su un “tema” come, per esempio, il proprio anno di nascita, e per ragioni di completezza acquistano anche ciò che sul mercato ha scarso valore» aggiunge Giannone. Sono circa 1.500 in tutto il mondo i clienti che animano il sito di Kappen: un circolo di appassionati così consistente da indurre l’olandese a creare il portale Whisky Investment (www.whiskyinvestment.nl), in cui si pubblicano i nomi delle etichette più scambiate e di quelle in fase negativa, in aggiunta alle percentuali di crescita dei vari marchi e alla presentazione di eventi in tema. Chi vi partecipa sembra lontanissimo dai problemi di denaro, a giudicare almeno dall’asta newyorkese di Christie’s nel dicembre 2007 in cui, per una bottiglia di Macallan, distillata nel 1926 e imbottigliata nel 1986, sono stati pagati 39.750 euro (base d’inizio tra 14mila e 22mila euro). A detta di Kappen, il rapido crescere dei prezzi si deve al recente interesse dimostrato da russi, cinesi e olandesi. «Gli italiani sono quelli che meno collezionano ma più vendono: fino agli anni Settanta ristoratori ed enoteche hanno acquistato annate pregevolissime, tuttora disponibili nelle loro cantine» conclude Begnoni.

come conservarlo

«A differenza del vino, il whisky non va necessariamente bevuto infatti si conserva benissimo: bottiglie che risalgono a 100-150 anni fa sono ancora ottime» spiega il collezionista Giannone.

› Occhio al tappo. Se non è ben sigillato, lascerà evaporare parte del liquido e quindi perderà parte del suo valore. Quando si compra, controllate l’altezza del liquido: deve arrivare almeno a uno-due cm sopra il collo della bottiglia. «Quando è già sceso fino alla base del collo, il collezionista sa che deve cercare qualcuno disposto a comprare oppure stappare e bere» consiglia Giannone.

› Attenzione al caldo. Il luogo di conservazione non dovrebbe mai superare 25-26 °C, quindi una normale cantina in genere è più che adatta. «Per la polvere è sufficiente usare della pellicola di plastica trasparente con cui avvolgere tappo e bottiglia» aggiunge l’esperto Giuseppe Begnoni.

› Conservate scatola ed etichetta.

› L’acquisto. Il whisky da collezione non va comprato ovunque. «Falsificare un’etichetta, che a volte è l’unica particolarità di una limited edition rispetto alla produzione dell’anno, è molto facile. Meglio rivolgersi a un’enoteca di fiducia. O, meglio ancora, ai produttori» conclude Giannone.

Maria Spezia, Millionaire 4/2010

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