«La più grande acquisizione del 2016 fatta in Italia, e una delle tre più grandi acquisizioni degli ultimi tre anni. L’Italia non è sicuramente un Paese friendly per chi fa business, ma se uno si rimbocca le maniche può farcela ovunque». Così Massimo Chieruzzi, 38 anni, descrive l’exit della sua startup AdEspresso, che ieri è stata acquisita dall’azienda canadese Hootsuite. La cifra non è stata resa nota ma sembra dalle recenti valutazioni della startup (20milioni di euro) che si possa arrivare a un numero a 9 cifre. AdEspresso è un software, pensato per le piccole e medie imprese, che serve a ottimizzare le pubblicità su Facebook e Instagram. «Un riconoscimento del lavoro e del talento italiano a livello mondiale».

Come ce l’ha fatta.
Ha costruito un software, pensato per le piccole e medie imprese, che serve a ottimizzare le pubblicità su Facebook e Instagram. Ha vinto una competition, poi è volato in Silicon Valley per entrare in uno degli acceleratori più importanti, 500 Startups, dove ha incontrato il socio Armando Biondi. Ha spostato una parte della sua società in Silicon Valley, mantenendo lo sviluppo in Italia. «In Silicon Vallery abbiamo 4 persone contro le 30 che abbiamo in Italia». Ha raccolto investimenti per 3,2 milioni di dollari. E, scopo di tutte le startup, ha scalato. Partito con 3 clienti e un budget di 10mila euro, si trova oggi ad avere 5mila clienti. Protagonista di questa storia è Massimo Chieruzzi, 38 anni, Ceo di AdEspresso, che ha annunciato l’acquisizione della sua startup da parte dell’azienda di marketing canadese Hootsuite.
Millionaire lo ha raggiunto questa mattina.
Qual è stato il segreto di AdEspresso?
«Abbiamo puntato fin dall’inizio sul content marketing e sulla formazione. Avere un prodotto eccellente non basta: soprattutto se ti rivolgi alle pmi devi anche avere un sistema efficiente ed economico di raggiungere i clienti. Pubblicando ogni settimana sul Facebook Avertising tantissimi articoli di qualità, abbiamo costruito un audience enorme e fidelizzata: molto spesso la gente non sapeva neanche che vendevamo un prodotto, semplicemente si fidava di AdEspresso perché era la loro fonte di informazione importante per imparare a fare pubblicità su Facebook».
E il segreto del tuo successo personale?
«Essere pessimista. Riconosco le mie carenze e so circondarmi delle persone giuste per sopperire alle tantissime cose in cui non sono forte».
Quanto ha contato essere in Silicon Valley?
«Per il fundraising e per l’acquisizione essere in Silicon Valley ha un valore enorme, ma per tutte le altre funzioni dell’azienda (marketing, supporto, sviluppo…), l’Italia presenta molti vantaggi. E non è solo una questione di costi. In Italia abbiamo talenti straordinari. Puoi assumere persone motivate e fedeli all’azienda che ti seguono nell’avventura e nel lungo periodo. In Italia non abbiamo nulla da invidiare alla Silicon Valley».
A questo proposito, un consiglio alle startup?
«Non abbiate troppa fretta di trasferirvi in Silicon Valley. Cercate di capire i punti deboli e i punti di forza del vostro progetto e poi scegliete dove ha più senso essere. Ma fin da subito adottate una strategia globale. Non puntate solo sul mercato italiano. Noi non ce l’avremmo fatta se avessimo puntato solo sul nostro Paese, perché il mercato italiano è piccolo e non abbastanza evoluto».
Cosa farai adesso?
«Continuo a fare la vita di prima, con qualcosa in più. Alle spalle abbiamo le risorse di una grande azienda come Hootsuite, con cui abbiamo sinergie pazzesche. Ma resteremo una business unit indipendente: io e Armando continueremo a gestire la crescita di AdEspresso».
A ottobre sei stato uno degli startupper italiani a incontrare il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg a Roma. Dopo averlo conosciuto, quali le tue riflessioni?
«È giovane e ha raggiunto risultati incredibili perché ha visione e chiarezza sui propri obiettivi. La sua azienda finora ha fatto pochissimi errori e raccolto grandi successi, al punto che ora potrebbe superare Google. Il merito? La sua attenzione focalizzata su come sarà il mondo tra dieci anni. È cordiale, amichevole e “non se la tira”».
Cosa hai imparato da Zuck?
«Che il miglioramento personale è un aspetto fondamentale della vita. Basta guardare i video della sua vita: qualche anno fa era solo un giovane informatico. Oggi Zuckerberg ha una leadership e una padronanza di sé notevole. Miglioarsi deve essere per tutti una sfida continua…».
Info: https://adespresso.com/it/