La blockchain per tracciare food e materie prime

Di
Silvia Messa
10 Settembre 2018

Anche nell’agroalimentare, la blockchain porta chiarezza e innovazione. Grazie a Foodchain, una Spa, nel registro delle imprese innovative, fondata nel 2016 tra Block, società di ingegneria, e Kaboom, software house. L’idea nasce nel 2012 da due ingegneri, Marco Vitale e Davide Costa e Fabio Fiori, informatico. Raccontano: «La tecnologia blockchain può essere utilizzata per tracciare materie prime e prodotti alimentari per garantirne origine e qualità, ottimizzando l’interscambio di informazioni tra le aziende nella stessa filiera. A beneficio delle aziende e dei consumatori. A loro, basta inquadrare con lo smartphone un QRcode o tag Nfc o Rfid sull’etichetta di un prodotto per accedere a video, immagini, certificazioni che l’azienda divulga. Questi dati sono fruibili in maniera trasparente e inalterabile per sempre».

Come guadagnate?

«Le aziende sottoscrivono una licenza annuale o pagano in funzione del numero di informazioni che devono essere processate e conservate all’interno della blockchain. Oltre a questo, Foodchain integra sistemi e fa dialogare impianti diversi tra loro, per creare sinergia e nuove funzionalità. Commercializziamo la nostra soluzione (web più mobile) direttamente e attraverso società di consulenza o system integrator».

Dove siete?

«A Como, nel parco scientifico tecnologico ComoNext. Un ufficio è a Torino, nell’incubatore del Politecnico, I3P. Siamo in contatto con agenzie governative a Singapore, interessate a Foodchain per aprire una sede e sviluppare tecnologia e prodotto anche in Asia».

Obiettivi?

«Lanciare una nuova infrastruttura blockchain (Quadrans) che superi le problematiche delle blockchain attuali (privacy, scalabilità e fluttuazione del costo delle transazioni). Conterrà tutti gli standard mondiali del food (Fda, Kosher, Halal…) e garantirà trasparenza e qualità del cibo che mangiamo. Uno “smart contract” di tracciabilità basato su un modello innovativo di economia circolare».

Sviluppo della crypto economy in Italia?

«C’è “sete di conoscenza”, grandi gruppi s’interessano alla tecnologia e nuove generezioni di “smanettoni” crescono. L’Ue ha inaugurato un osservatorio e forum sulla blockchain, l’attenzione sulla blockchain è enorme. In Italia, ci sarebbe bisogno di un contributo dalle istituzioni (bandi e progetti sperimentali diretti di integrazione di tale tecnologia nel pubblico) e dalle industrie (che dovrebbero ”svecchiarsi” un po’). Questa tecnologia è la prossima “rivoluzione industriale” e avrà un impatto enorme sulla vita di ognuno di noi».

INFO: https://food-chain.it

Tratto dall’articolo “Rivoluzione blockchain: numeri e idee d’impresa” pubblicato su Millionaire di maggio 2018. Per acquistare l’arretrato scrivi a abbonamenti@ieoinf.it

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