Daniel Ek, 37 anni, fondatore di Spotify, tra gli imprenditori tech più ricchi e influenti d’Europa, punta sulle startup del Vecchio Continente. Investirà un miliardo di euro nei prossimi 10 anni per far crescere l’ecosistema europeo, finanziando progetti altamente tecnologici e innovativi. Lo ha annunciato lo stesso imprenditore durante Node by Slush, evento online su tech e startup.
Capitali, ecosistema e super aziende per competere con la Silicon Valley
«Sappiamo tutti che una delle maggiori sfide (per le startup) è l’accesso al capitale» ha spiegato Ek. Secondo i dati di CB Insights riportati dal Financial Times, nel secondo trimestre 2020, le startup europee hanno raccolto 7,3 miliardi di dollari in 843 round, mentre le startup statunitensi hanno ottenuto quasi il quadruplo. «Ecco perché destinerò un miliardo di euro delle mie risorse personali per consentire all’ecosistema dei costruttori di realizzare un European Dream (sogno europeo) nel prossimo decennio».
La cifra che Ek investirà nei prossimi 10 anni ammonta a quasi un terzo del suo patrimonio attuale, stimato in 3,6 miliardi di dollari. Le startup che finanzierà saranno quelle deeptech, con progetti ambiziosi e innovativi (che Ek definisce “moonshot”). Per esempio nei settori biotecnologia, machine learning o energia.
«L’Europa ha bisogno di più “super aziende”, affinché l’ecosistema si sviluppi e prosperi. Ma, ancora più importante, se vogliamo avere qualche possibilità di affrontare i problemi infinitamente complessi che le nostre società stanno affrontando in questo momento, abbiamo bisogno di diversi stakeholder, aziende, governi, istituzioni, organizzazioni no profit e investitori di tutti tipi che lavorino insieme».
Solo così, secondo il Ceo di Spotify, potrà concretizzarsi un sogno europeo, che sia incentrato su un futuro migliore per tutti e non per il singolo individuo.
«Nonostante gli ingredienti che già abbiamo qui in Europa, non stiamo ancora realizzando il nostro pieno potenziale. Pensiamo spesso troppo a breve termine. Tendiamo a essere riluttanti a correre i rischi insiti nel resistere da soli e abbracciare l’ignoto. Più e più volte, vediamo i nostri brillanti imprenditori consegnare le loro aziende al miglior offerente, prima ancora che le loro idee siano state completamente realizzate, anzi prima che abbiano il tempo di evolversi in qualcosa di ancora più promettente. È frustrante vedere imprenditori europei che rinunciano così presto alle loro fantastiche visioni. Troppo spesso vediamo i nostri talenti in un esodo di massa verso gli Usa» dice Ek. E rimarca la necessità di grandi aziende anche in Europa, «che possano alzare il livello ed essere di ispirazione».