IL PORTOGALLO DI RONALDO VINCE EURO 2016

Di
Lucia Ingrosso
11 Luglio 2016

Giovane, bello, ricco, Pallone d’oro. Invincibile. No, anche Cristiano Ronaldo può andare al tappeto all’inizio della partita più importante. E decretare così la fine del grande sogno di una squadra e di un popolo. O no?

Italia: la forza del team

Alzi la mano chi ieri sera non si è chiesto che chance avrebbe avuto l’Italia, se fosse arrivata in finale. Ammesso di aver battuto la Germania (ci siamo andati vicini tanto così) e la Francia padrona di casa. Ma, si sa, la storia non si fa con i se e con i ma. E, ce lo ha confermato Euro 2016, la storia non è scritta in anticipo.

Un mese fa, la piccola Italia senza talenti eclatanti sembrava destinata a un campionato opaco. Qualcuno dubitava anche che avremmo passato la fase eliminatoria. E invece il gruppo di Conte, proprio puntando sulla forza del team e la coesione («Più dei piedi contano le idee» disse il Ct) ha messo a segno due vittorie convincenti contro Belgio e Svezia. Contro l’Irlanda (gara ininfluente) Conte ha poi messo in campo le riserve, per dare a tutti la gioia di giocare un europeo.

A quel punto, sul cammino azzurro si sono parate le furie rosse della Spagna. Pronostico avverso: la Spagna, che quattro anni fa ci aveva asfaltati in finale, ci umiliava da otto anni. E invece la piccola grande Italia di Conte ha vinto per due a zero. A quel punto, ci è toccata la Germania campione del mondo in carica. Anche qui, apparivamo molto inferiori. Questa volta, però, la storia era con noi. L’Italia è, da sempre, la bestia nera della squadra tedesca. Stavolta, però, sono stati i nostri avversari a sfatare un tabù. E noi siamo tornati a casa, non dopo aver combattuto da leoni fino all’ultimo rigore.

 

L’Europeo degli altri

Nel frattempo, dall’altra parte del tabellone, dopo un avvio in sordina, il Portogallo passava un turno dopo l’altro. In contemporanea si vivevano le favole di piccole squadre come Islanda e Galles, mai così avanti nel tabellone.

Ed eccoci alla magica notte del 10 luglio, allo stadio Sain Denis. Il risultato finale sembrava già scritto. Da una parte i Bleu padroni di casa, galvanizzati dal pubblico sulle note della Marsigliese. Dall’altra il Portogallo già “miracolato” dal fatto di essere arrivato così avanti. Quando, all’8° minuto, il capitano Ronaldo crolla a terra per una ginocchiata di Payet e non ce la fa a riprendere, la sensazione di predestinazione si fa ancora più forte.

E invece no. Ronaldo gioca ancora. E poi, dalla panchina, sostiene i suoi. La partita è vibrante e accesa, con continui rivolgimenti di fronte. Occasioni per l’una e l’altra squadra, ma i tempi regolamentari si concludono a reti bianche. È al 6° minuto del secondo tempo supplementare che il Portogallo segna il gol che regala il titolo perso in casa otto anni fa contro la Grecia. Questa volta tocca ai Bleu fare le spese di un risultato inatteso.

«Sono felice ed emozionato» ha detto Cristiano Ronaldo. «Dedico questo titolo ai portoghesi e agli immigrati». Perché il trofeo alzato ieri a Parigi, mentre la Tour Eiffel si colorava di verde e rosso, sia proprio di tutti.

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