La battaglia di Ryanair contro alcol e droghe a 33.000 piedi.

Di
Redazione Millionaire.it
30 Agosto 2024

Durante questa estate, l’industria aerea europea si è trovata al centro di una nuova, insolita, sfida: l’aumento degli episodi di violenza a bordo degli aerei. In particolare, Ryanair, la più grande compagnia aerea d’Europa, è in prima linea nel tentativo di arginare questa tendenza, puntando il dito contro l’abuso di alcol (e droghe) tra i passeggeri. Michael O’Leary, CEO della compagnia irlandese, non ha esitato a denunciare la situazione, chiedendo l’introduzione di nuove restrizioni sulla vendita di alcolici negli aeroporti. Tuttavia, la sua proposta ha sollevato un acceso dibattito, trovando opposizione non solo tra i gestori degli aeroporti, ma anche tra i principali attori del settore della ristorazione aeroportuale.

 

Il problema della violenza a bordo

Secondo O’Leary, l’incremento degli atti di violenza sui voli Ryanair (e non solo) è ormai un problema settimanale. La compagnia ha registrato una crescita degli attacchi sia contro il personale di bordo che tra i passeggeri stessi. Le cause di questo fenomeno, secondo il CEO, sono riconducibili a un mix pericoloso di alcol, droghe in polvere e pasticche, che scatenano comportamenti aggressivi e incontrollabili.

Questa situazione è particolarmente evidente sui voli provenienti dal Regno Unito e diretti verso le cosiddette “party destinantion” come Ibiza e alcune isole greche. Aeroporti regionali come Liverpool, Manchester, Glasgow ed Edimburgo si sono rivelati punti caldi, con episodi di violenza sempre più frequenti tra i passeggeri in partenza.

 

Le proposte di Michael O’Leary

Per affrontare il problema, O’Leary ha avanzato una proposta ‘aggressiva’ come in suo stile: limitare la vendita di alcolici a due drink per passeggero negli aeroporti. Questa restrizione, secondo lui, potrebbe ridurre significativamente gli episodi di violenza a bordo, soprattutto durante i periodi di ritardo, quando i passeggeri tendono a bere più del dovuto.

O’Leary ha sottolineato che la misura non avrebbe un impatto negativo sui profitti dei bar aeroportuali, poiché continuerebbero a vendere cibo e bevande analcoliche. Tuttavia, ha criticato la mancanza di serietà con cui le agenzie governative del Regno Unito e dell’Europa affrontano il problema, chiedendo un intervento immediato da parte del nuovo governo britannico.

 

La reazione degli aeroporti e dei pub

La proposta di O’Leary ha suscitato reazioni contrastanti. Gli aeroporti, in particolare, si sono opposti fermamente all’idea di limitare la vendita di alcolici, sostenendo che i loro bar non servono bevande a passeggeri già ubriachi. Tuttavia, secondo il CEO di Ryanair, il problema non riguarda solo i passeggeri diretti, ma anche i loro accompagnatori, che possono essere altrettanto inclini a comportamenti violenti.

Tra i principali critici di O’Leary c’è Tim Martin, il ‘colorito’ fondatore della catena di pub Wetherspoon, che gestisce diversi locali negli aeroporti britannici. Martin ha respinto le accuse, affermando che negli ultimi anni non ci sono state lamentele significative riguardo ai suoi pub da parte delle autorità aeroportuali o delle compagnie aeree. Al contrario, ha suggerito che Ryanair dovrebbe rivedere la propria politica di vendita di alcolici a bordo, citando come esempio il fatto che la compagnia offre sconti su whisky irlandese se ordinato in doppia dose, mentre Wetherspoon ha già eliminato da tempo bevande forti come i “Jägerbombs” dai suoi menù aeroportuali.

 

Un problema culturale e sociale

Il Regno Unito è da tempo considerato un punto critico in Europa per quanto riguarda i passeggeri ubriachi e indisciplinati, soprattutto tra coloro che viaggiano verso destinazioni famose per la vita notturna e i festeggiamenti sfrenati. Non sorprende, dunque, che la questione abbia acceso un dibattito così acceso. Gli episodi di “air rage“, termine utilizzato per descrivere i comportamenti violenti in volo, sono in aumento, alimentati da una cultura che spesso celebra l’eccesso di alcol e la sperimentazione di droghe.

O’Leary ha sottolineato come il problema sia ulteriormente aggravato dall’uso di droghe, che combinato con l’alcol, porta a un’escalation di comportamenti aggressivi che risultano difficili da gestire per l’equipaggio di bordo. Il CEO di Ryanair ha ricordato come, in passato, i passeggeri ubriachi tendessero semplicemente ad addormentarsi, mentre oggi diventano una minaccia sia per il personale che per gli altri viaggiatori.

Non sono mancati, infatti, casi in cui i piloti sono stati costretti a far arrestare alcuni dei passeggeri o addirittura cambiare destinazione per situazioni fuori controllo in volo.

 

La risposta del pubblico

Il pubblico ha risposto in modo variegato alle proposte di O’Leary. Alcuni viaggiatori, soprattutto quelli che hanno assistito o subito episodi di violenza in volo, hanno accolto con favore l’idea di limitare la vendita di alcolici. Tuttavia, c’è anche chi vede in queste restrizioni un’intrusione nella propria libertà personale, soprattutto in un contesto come quello aeroportuale, dove molti considerano un drink parte dell’esperienza di viaggio.

Nonostante le polemiche, è chiaro che il problema della violenza a bordo degli aerei non può essere ignorato. Con il numero di episodi in aumento, le compagnie aeree e le autorità aeroportuali dovranno lavorare insieme per trovare soluzioni efficaci. La proposta di O’Leary, sebbene controversa, potrebbe rappresentare un primo passo verso la riduzione di un fenomeno che minaccia la sicurezza e il comfort di tutti i passeggeri.

 

 

La “guerra” di Ryanair contro l’alcol e le droghe a bordo è solo l’ultimo capitolo di una lunga storia di tensioni nel settore del trasporto aereo. Mentre le discussioni su come affrontare il problema continueranno, una cosa è certa: la sicurezza dei passeggeri e del personale deve rimanere la priorità assoluta. Sarà interessante vedere come evolverà questa situazione e quali misure verranno adottate nel prossimo futuro. E intanto va riconosciuto a Ryanair la capacità di riuscire a far parlare e forse anche la bravura a distrarci mentre gli aeroplani iniziano a non essere ‘sold out’ e i prezzi costretti a calare.

 

 

 

 

 

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