Via libera definitivo alla direttiva europea sui rider. Il Consiglio Ue Ambiente, riunitosi a Lussemburgo, ha approvato le nuove norme che mirano a migliorare le condizioni di lavoro di oltre 28 milioni di persone coinvolte nel cosiddetto gig economy. La direttiva pone fine all’autonomia fittizia di molti lavoratori, garantendo diritti finora negati e promuovendo maggiore trasparenza nell’utilizzo degli algoritmi nella gestione delle risorse umane.
L’aspetto centrale della direttiva riguarda l’introduzione di una “presunzione legale di occupazione”. In altre parole, nei casi in cui vi siano elementi che dimostrano controllo e direzione da parte della piattaforma, il lavoratore sarà considerato dipendente, con il conseguente diritto a ferie, malattia e tutele contrattuali. Questo cambio di paradigma rappresenta un passo avanti verso la tutela dei rider e di altri lavoratori digitali, ponendo fine alla classificazione come lavoratori autonomi, usata spesso per eludere diritti e doveri delle imprese.
Tra le novità più rilevanti della direttiva c’è anche l’obbligo di monitoraggio umano sulle decisioni prese dagli algoritmi. Le piattaforme non potranno più procedere con licenziamenti o altre decisioni critiche in modo automatizzato, senza un controllo umano, come avvenuto in passato con episodi controversi, tra cui il caso di un rider licenziato dopo la sua morte durante una consegna.
Sebbene il Consiglio Ue abbia approvato la direttiva, l’Italia, come gli altri Stati membri, ha ora due anni di tempo per adeguare la propria normativa interna. In Italia la mancanza di tutele per i lavoratori delle piattaforme è una problematica ben nota, con rider e lavoratori simili che operano in condizioni di precarietà senza accesso ai diritti fondamentali di un lavoro subordinato.
La direttiva si inserisce nel contesto più ampio del pilastro europeo dei diritti sociali, che mira a garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti, indipendentemente dal tipo di contratto. Questa nuova normativa, nata dopo anni di negoziati e resistenze, come dimostrato dall’astensione della Germania al voto finale, rappresenta un segnale chiaro di come l’Europa voglia tutelare i lavoratori più vulnerabili del mercato del lavoro digitale.
Ora, la sfida passa ai singoli Stati membri, che dovranno implementare adeguati strumenti di controllo e verificare che le piattaforme rispettino le nuove regole. Se correttamente applicata, questa direttiva potrà rivoluzionare il lavoro nelle piattaforme digitali, garantendo ai lavoratori non solo migliori condizioni, ma anche dignità e protezione sociale.
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