Massimo Reverberi, milanese, 50 anni, dal 2013 vive a Bangkok. Ha avviato Bugsolutely, azienda che produce ed esporta alimenti preparati con farine a base di insetti.
Perché si è trasferito in Thailandia?
«In Italia avevo un’attività in proprio che doveva lottare con margini di guadagno sempre più risicati. Ho iniziato a esplorare altri luoghi alla ricerca di nuove soluzioni e ho viaggiato in diversi Paesi. Ho scelto la Thailandia perché mi assicurava un mix molto favorevole di qualità della vita».
L’idea di fondare Bugsolutely?
«Per caso ho iniziato a informarmi sulla “nutraceutica” e seguito l’andamento del mercato. Ho messo a punto il mio progetto, che per ora è attivo solo in alcune nazioni in cui esporto. In Europa la normativa che consentirà la commercializzazione degli alimenti a base di insetti edibili sarà attiva dal 2018».
Quali i vantaggi del fare impresa sul posto?
«Qui tutto costa la metà, o anche meno, rispetto all’Italia. Una consegna di un pony express a Bangkok, in cui vivono 14 milioni di persone, si paga 90 centesimi di euro. I costi di gestione per il primo anno di impresa si aggirano sui 1.500 euro. Il supporto di un commercialista costa 70 euro al mese».
E gli svantaggi?
«L’obbligo del socio thailandese al 51%, è risolvibile in alcuni casi: esistono aree che ne sono esenti. Ecco perché io possiedo il 99,9% della mia azienda. Anche il fenomeno della corruzione è arginabile. Ma resta il problema del personale qualificato: si cambia impiego solo per guadagnare un po’ di più. Chi assume uno straniero deve sbrigare un’immensa montagna di scartoffie. La burocrazia è ancora più arcaica di quella italiana».
Quali le chance di impresa?
«Il mercato è saturo e molto competitivo. Ristorazione, importazione di vino e
alimentari, bed&breakfast e immobiliare vedono una concorrenza altissima. Il turismo, che conta su 28 milioni di visitatori l’anno, è animato soprattutto da cinesi, coreani e giapponesi. Credo che la produzione in un’ottica di export sia la strada migliore».
Cosa le piace della vita sul posto?
«Vivere in Asia è un po’ come vivere in un altro pianeta, a un occidentale serve almeno un anno per cambiare le proprie abitudini e adattarsi. I servizi sono ottimi e a basso costo e i thailandesi sono molto tolleranti nei confronti degli stranieri. C’è bassissima criminalità».
INFO: www.bugsolutely.com
Riccardo Ricci
Tratto dall’articolo di Riccardo Ricci “Paradiso per tutti” pubblicato su Millionaire di gennaio 2017.