INTERVISTA ESCLUSIVA: Ivan Basso. Prima di fare l’imprenditore, Ivan, le imprese le ha compiute. Letteralmente. E il suo nome rimarrà per sempre tra i grandi del ciclismo italiano. Una carriera partita come ‘underdog’, poi il successo, la caduta, gli errori, il ritorno, un altro successo, la malattia e poi l’ennesimo ritorno ripartendo da ‘principiante’, da zero, come imprenditore e in pochissimo tempo ritrovarsi di nuovo ai vertici.
“Devo dire che c’è stato un processo evolutivo partito nel momento in cui ho smesso di correre all’età di 38 anni. Ho capito da subito che per mettere a frutto tutto ciò che il ciclismo mi aveva lasciato bisognava innanzitutto anche capire che cosa mi aveva tolto. E questo è un passaggio fondamentale perché mi sono dovuto spogliare di tutti i privilegi di cui ho goduto, di cui uno sportivo di successo beneficia. I valori che ti lascia lo sport non sono quelli della vittoria. Ci sono una serie di valori che mi ha lasciato che solo nel tempo ho potuto apprezzare.
Perché quando tu smetti di correre, hai ancora troppo una parte agonistica dentro di te che nel mondo imprenditoriale non puoi mettere a frutto. All’inizio ho dovuto un po’ ‘censurare’ la parte agonistica che il ciclismo mi ha dato. E farla uscire piano piano, farla un po’ decantare, guardandoti allo specchio e cercando di avere la voglia di imparare un nuovo mestiere.”
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