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“Per la nostra startup? Ne abbiamo fatte di tutti i colori”

Di
Silvia Messa
6 Settembre 2019

Ha scritto una tesi di 700 pagine, raccogliendo più di 2.000 questionari. Ha fondato una startup e partecipato a un sacco di competizioni. Poi è stato chiamato da Plug and Play, il più grande acceleratore al mondo, per partecipare a un percorso di tre mesi in Silicon Valley, dove ne ha combinate di tutti i colori. Nicolò Santin è il Ceo e co-founder, con Matteo Albrizio, di Ofree, una piattaforma che consente alle persone di convertire il tempo trascorso giocando ai videogiochi (advergame) in donazioni a enti non profit. I videogiochi sono sponsorizzati da aziende, che fanno Corporate Social Responsibility: sono loro a sostenerne i costi, mettendo il denaro, vinto sotto forma di gettoni, poi riconvertiti in denaro per la beneficenza.

«Le nostre revenue stream sono la commissione sull’investimento dell’azienda, il posizionamento del gioco all’interno della piattaforma e lo sviluppo di giochi ad hoc per le aziende» spiega Nicolò.

Difficoltà?

«È impossibile fare startup da soli. Ora siamo in 6, con Paolo Ganis, Ceo di
Clairy Inc, come advisor. In genere, uno startupper Under 25 non ha soldi per pagare le
persone, parte da compagni e amici».

Cosa ti ha aiutato?

«Partecipare alle competition. Abbiamo vinto Milano Startup Weekend, Startuppato Torino e Lean in EU Business Angel Verona. Alcune competition possono essere perdite di tempo, altre insegnano tantissimo. Non devi avere paura di farti “fregare” l’idea: sono occasioni per trovare chi ti aiuta».

Validare la propria idea: come avete fatto?

«Con notti di lavoro, a costo zero, abbiamo creato il prototipo della piattaforma: risultati oltre le aspettative, con oltre 5.000 utenti da 20 Paesi del mondo in poche settimane, senza investire in pubblicità! E con quattro aziende che ci hanno messo soldi».

In estate è arrivata la chiamata della Silicon Valley

«Plug and Play, il più grande acceleratore al mondo, ci ha selezionato per un percorso di tre mesi. Per partire, abbiamo lanciato una raccolta fondi, raccogliendo oltre 6.000 euro da quasi 200 persone. Poi abbiamo vinto il Premio Nazionale Innovazione ICT, 25mila euro. A dicembre 2018 abbiamo costituito la società, con l’ingresso di un primo angel investor, e a gennaio siamo salpati per l’America».

Come è andata negli Usa?

«Ne abbiamo combinate di tutti i colori: in Andresseen Horowitz, tra le più importanti aziende di venture capital del mondo, volevano chiamare la sicurezza perché non andavamo via. Ci siamo imbucati a Stanford per assistere a una lezione di Eric Schmidt, ex Ceo di Google. Abbiamo fatto cat sitting per pagare meno l’affitto della casa, abbiamo convinto Saeed Amidi, founder di Plug and Play, a incontrarci due volte e il console italiano a farci avere due pass per la GDC Game Developers Conference. Tre mesi indimenticabili dove abbiamo imparato moltissimo».

Le difficoltà?

«In Usa, è non avere la traction che richiedono gli investitori, i numeri. Ma in Italia è più difficile parlare con chi mette soldi e l’ecosistema deve ampliarsi, ma cresce, Milano in testa».

Obiettivi?

«Entro il 2019 chiudere un nuovo round di investimenti di 300mila euro, raggiungere il breakeven entro il 2020-2021».

INFO: www.ofree.it

Tratto dall’articolo “Cosa non ho fatto per la mia startup” pubblicato su Millionaire di giugno 2019. Per acquistare l’arretrato scrivi a abbonamenti@ieoinf.it

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