Toka, la startup israeliana dei servizi segreti

Di
Redazione Millionaire
9 Gennaio 2023

La tecnologia che permette di hackerare le telecamere di sorveglianza e le webcam

 

Toka, startup israeliana fondata da Ehud Barak, ex premier israeliano e Yaron Rosen, ex capo della cyber sicurezza dell’esercito del Paese, dà vita a una tecnologia in grado di individuare e controllare le telecamere all’interno di un determinato perimetro. Un’evoluzione non indifferente per lo sviluppo di nuove tecnologie. La tecnologia di Toka non si ferma solo a questo però, grazie a un software proprio, questa sarebbe capace anche di hackerare le telecamere prendendo possesso della loro visuale e alterandola a seconda delle necessità. Unica nel suo genere, spiegata così può sembrare una tecnologia tipica dei film sulla CIA, ma a differenza di un film, quella di Toka è una tecnologia più che reale e ben lontana da quelli che sono gli ideali di finzione di un’opera cinematografica.

Ovviamente però, data la sensibilità dei dati, la tecnologia di Toka è ad uso esclusivo di Governi, intelligence e forze dell’ordine dei Paesi occidentali. Tuttavia, nonostante le attività siano regolamentate dal Ministero della Difesa israeliano, i dubbi che solleva questo tipo di tecnologia sono tanti. A partire dal fatto che attraverso il software di Toka, un governo ha la possibilità di entrare all’interno dell’archivio video di una telecamera di sicurezza e manipolarne il contenuto.

 

Perché Toka può rappresentare una minaccia

Nonostante la tecnologia rappresenti una notevole evoluzione, i possibili fruitori non sempre hanno buone intenzioni. Secondo Haaretz, giornale israeliano, la tecnologia di Toka potrebbe agevolare i governi nell’insabbiamento di alcune attività di intelligence illecite. “Queste sono capacità che prima erano inimmaginabili. Dal punto di vista dei diritti umani si tratta di una tecnologia distopica e solo la sua mera esistenza solleva seri interrogativi.” Il potere di un software come Toka potrebbe mettere in pericolo le vite di molte persone e non solo, soprattutto in situazioni in cui è necessario costruire delle prove per poter incriminare un colpevole. “Se tale tecnologia dovesse cadere nelle mani sbagliate, si potrebbe immaginare che il video venga manipolato per incriminare cittadini innocenti o proteggere parti colpevoli vicine al sistema” spiega Alon Sapir, attuale avvocato coinvolto nell’inchiesta avviata da Haaretz. Il pericolo, inoltre, non si ferma solo alle vite dei singoli cittadini, ma si espande anche sull’intera popolazione, in quanto l’editing manipolativo di video e immagini potrebbe essere utilizzato anche per scopi ideologici o politici, favorendo così la diffusione di notizie false e idee politiche indottrinate.

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