Molte grandi imprese nel Regno Unito hanno adottato una settimana lavorativa di quattro giorni, come pure una maggiore flessibilità del lavoro. Ora succede anche per le PMI, ve lo immaginate in Italia? Non mancano, come negli USA, casi in cui grandi imprese di servizi (banche e tecnologia in primis) hanno deciso di limitare il ricorso al lavoro in remoto, ma il trend è ormai chiaro. Il tutto facilitato da una cultura aziendale, contratti e diritto del lavoro decisamente diversi da quello italiano.
Questo fenomeno, tuttavia, non è solo appannaggio delle grandi imprese, ma riguarda sempre più un ampio numero di piccole medie imprese, con strutture più paragonabili a quelle italiane.
Ciascuna di queste aziende ha implementato la settimana lavorativa di quattro giorni a modo suo e ha riferito risultati positivi come un aumento della produttività, un miglior equilibrio tra vita lavorativa e personale e una maggiore soddisfazione dei dipendenti.
Una ricerca, effettuata da ‘Real Business UK’, ha visitato diverse piccole aziende inglesi, per alcuni versi assimilabili ai loro ‘colleghi’ italiani e ha evidenziato gli effetti della settimana a quattro giorni. Ne abbiamo selezionate alcune tra le più interessanti.
Hutch: Uno studio di produzione ‘e-games’ ha trovato valore nel dare al suo staff un giorno libero in più per ricaricare e alimentare la loro creatività. Hanno notato un aumento dell’impegno del personale e della produttività quando hanno ridotto la loro settimana lavorativa senza tagliare gli stipendi.
Tyler Grange: Una società di consulenza ecologica ha visto una riduzione del turnover del personale e un aumento delle domande di lavoro da quando ha introdotto la settimana lavorativa di quattro giorni. Hanno attribuito ciò a un miglior equilibrio tra vita e lavoro e a una forza lavoro più felice e motivata.
We Are Purposeful: Una consulenza di impatto sociale che ha adottato la settimana lavorativa di quattro giorni per migliorare il benessere e la produttività del personale. Hanno scoperto che le ore ridotte incoraggiavano un lavoro più concentrato ed efficiente, senza perdita di produttività aziendale, ma con un notevole aumento del morale del personale.
Infigo: Un’azienda di software che ha adottato la settimana lavorativa di quattro giorni per aiutare il loro personale a evitare il burnout. Hanno notato che il giorno libero aggiuntivo dà ai loro dipendenti più tempo per rilassarsi e tornare al lavoro rinfrescati e pronti a dare il massimo.
Dunelm: Dunelm, un rivenditore di arredamento per la casa, ha lanciato la sua iniziativa sulla settimana lavorativa di quattro giorni con l’obiettivo di migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro. I dipendenti hanno riferito una migliore salute mentale e una maggiore soddisfazione lavorativa, mentre Dunelm ha sperimentato un aumento della produttività e delle prestazioni del team.
Bex Design e Print: Presso Bex Design e Print, il passaggio a una settimana lavorativa di quattro giorni è stato progettato per dare al personale più tempo libero. L’azienda ha riferito un miglioramento dell’engagement dei dipendenti e della soddisfazione del cliente e ha visto un aumento dei profitti nonostante le ore lavorative ridotte.
Springbok AI: Springbok AI, una consulenza sull’IA, ha introdotto una settimana lavorativa di quattro giorni con l’obiettivo di ridurre lo stress e il burnout dei dipendenti. Il risultato? Un aumento del morale, una riduzione dell’assenteismo e un miglioramento delle prestazioni generali dell’azienda.
Mentre ogni azienda ha la sua storia unica, una costante emerge: una settimana lavorativa di quattro giorni può portare a un migliore equilibrio tra vita e lavoro, a un aumento della produttività e a un aumento della soddisfazione dei dipendenti.
Questo è un momento cruciale nella storia delle relazioni industriali, in cui le aziende stanno iniziando a rivalutare le ore di lavoro e a considerare come possono fornire il massimo valore sia ai loro dipendenti che ai loro clienti.
La transizione verso un modello di lavoro flessibile potrebbe non essere adatta a tutti, è chiaro che molte aziende e dipendenti stanno raccogliendo i benefici di una settimana lavorativa di quattro giorni. Con la crescente domanda e i risultati positivi che stanno emergendo, è probabile che questa tendenza continui a crescere nel prossimo futuro.
Mentre molte aziende nel Regno Unito stanno abbracciando questo modello flessibile e raccogliendo i benefici, l’Italia affronta una serie di sfide uniche che rendono l’adozione di tale modello più complessa.
Il sistema lavorativo italiano è caratterizzato da leggi del lavoro piuttosto rigide e da un forte ruolo dei sindacati. Questo ha creato una cultura in cui il cambiamento, soprattutto qualcosa di così radicale come una settimana lavorativa di quattro giorni, è visto con sospetto e cautela.
Alcuni dei principali ostacoli in Italia includono:
1. Legislazione: Le leggi italiane sul lavoro sono costruite attorno a contratti di lavoro tradizionali e apportare modifiche può richiedere negoziati complessi con sindacati e rappresentanti dei lavoratori.
2. Resistenza Culturale: C’è una percezione diffusa in Italia che una settimana lavorativa più corta potrebbe portare a una riduzione della produttività o essere sfruttata in modo improprio. Questa resistenza culturale può essere difficile da superare, anche se ci sono evidenze che suggeriscono il contrario.
3. Economia: Mentre il Regno Unito ha un’economia con una grande enfasi sul settore dei servizi e tecnologico, l’Italia ha una forte dipendenza da settori come la manifattura, dove la produttività è spesso legata direttamente alle ore lavorate.
Nonostante queste sfide, l’idea di una settimana lavorativa di quattro giorni sta guadagnando interesse anche in Italia, soprattutto tra le nuove generazioni e nel settore tecnologico. Con il giusto mix di sensibilizzazione, ricerca e dialogo tra aziende, sindacati e governo, l’Italia potrebbe iniziare a sperimentare modelli lavorativi più flessibili.
Il timore che il modello sia applicabile solo alle grandi aziende con maggiori risorse, ma non alle pmi, potrebbe cedere di fronte all’evidenza che sembra funzionare anche in contesti simili e dimensioni più ridotte, come questa ricerca sembra dimostrare parlando delle pmi inglesi.