Una birra da Guinness

Di
Redazione Millionaire
6 Agosto 2012

E’ la birra scura per eccellenza, orgoglio d’Irlanda e prodotto della visione imprenditoriale di un uomo del Settecento. Arthur Guinness aveva ben chiaro in mente il suo obiettivo quando, nel 1759, firmò un contratto d’affitto di ben novemila anni per una fabbrica di birra in disuso. Oggi il birrificio di St. James’s Gate, nel cuore di Dublino, continua a produrre la stout Guinness secondo l’antica ricetta ma con le tecnologie più avanzate, ed è sede della Guinness Storehouse, diventata la principale attrazione turistica della città. Questo palazzo di sette piani, ex deposito per la fermentazione della birra è stato, a maggio, il fulcro dei festeggiamenti del 250º anniversario: ospita diverse esposizioni che illustrano l’evoluzione dell’azienda e dei suoi sistemi di produzione. Sale mostra con documenti e stampe d’epoca, un negozio con il merchandising griffato, bar di degustazione e un tour guidato che racconta la storia del marchio sinonimo di “birra scura” in tutto il mondo. Tornando alle origini, bisogna dire che Mr. Guinness, artefice dell’enorme successo commerciale della stout, non è però il suo inventore. Fu infatti un birraio di Londra, nel 1722, il primo a utilizzare l’orzo tostato per creare un tipo di birra nera che divenne molto in voga tra i porter (facchini) inglesi, da cui prese il nome. Guinness cominciò a elaborare il suo tipo di scura intorno al 1770 per poi abbandonare la produzione della chiara e dedicarsi esclusivamente alla stout, più forte. Dopo di lui, altre cinque generazioni di Guinness contribuirono al successo e all’espansione dell’azienda, a cominciare dal figlio Arthur II che ne incentivò le esportazioni e che nel 1833 fece del St. James’s Gate il birrificio più grande e produttivo d’Irlanda. Nel 1886, con suo figlio Edward Cecil alla presidenza, la Guinness era il primo produttore di birra al mondo, tanto da essere quotata alla borsa di Londra. Per altri 100 anni gli eredi continueranno a guidare l’azienda verso i grandi numeri: 1,2 milioni di barili prodotti alla fine dell’800; due milioni di bicchieri di Guinness al giorno consumati nel 1929, che divennero cinque milioni nel 1950. Alla stout originale aggiunsero poi la draught, spillata usando una miscela di azoto e anidride carbonica per creare la spuma bianca morbida e cremosa. Tra 1940 e 1980 l’azienda si impegnò sul fronte della modernità, con il lancio di campagne pubblicitarie d’impatto e l’aggiornamento dei macchinari e delle tecniche di fabbricazione, che trasformarono il St. James’s Gate nel birrificio tecnologicamente più avanzato del mondo. Anche al momento di lanciare la draught in lattina, nel 1998, l’azienda sorprese il mercato con l’invenzione del widget, un dispositivo che permette di versare la birra con la tipica spuma bianca. Oggi la Guinness ha cinque stabilimenti propri (Dublino, Malesia, Nigeria, Camerun e Ghana) ma viene prodotta dietro licenza in altri 50 Paesi e venduta in 150. Dal 1997, l’azienda è proprietà di Diageo. INFO: www.guinness.com

curiosità in pillole

› Il Libro del Guinness dei Primati ha questo nome perché fu ideato e pubblicato da Hug Beaver, amministratore delegato della Guinness negli anni 50. Fu poi venduto dalla Guinness a Gullane Entertainment nel 2001.

› L’arpa, simbolo del marchio Guinness, fu in seguito adottata dal governo irlandese come emblema ufficiale.

› Il colore rosso rubino della scura, che si nota guardando il liquido in controluce, è conferito dall’orzo tostato.

› In una pinta di Guinness ci sono circa 198 calorie. Meno che in una pinta di succo d’arancia.

Cristina Galullo, Millionaire 6/2009

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