La tecnica si chiama rigenerazione, il principio è quello dell’economia circolare. Significa produrre i capi non con tessuti vergini, ma rigenerati, derivanti cioè da filati ottenuti da capi usati. Nel distretto di Prato, dove storicamente si pratica questa tecnica presso i famosi “cenciaioli”, una startup innovativa sta percorrendo lo stesso processo in modo sostenibile. Produce maglioncini, sciarpe e cappelli con cachemire rigenerato, e T-shirt con cotone rigenerato. Si chiama Rifò ed è stata fondata nel 2017 da Niccolò Cipriani, 28 anni, laurea in Economia internazionale alla Bocconi e un’esperienza in Vietnam nel campo dello sviluppo sostenibile nelle Nazioni Unite.
Com’è nata l’idea?
«Quando lavoravo in Vietnam mi sono accorto che quantità enormi di capi prodotti qui e poi esportati nei Paesi occidentali, facevano ritorno qui se non erano venduti, per non abbassare i prezzi nel mercato occidentale e finivano in discarica o negli inceneritori. La cosa mi ha molto colpito».
Come fate a rigenerare il cachemire?
«Raccogliamo il cachemire usato sia tramite la nostra piattaforma online sia acquistando della materia prima “seconda”, cioè usata. Lo portiamo dai “cenciaioli”, i quali lo selezionano, lo trinciano e lo sfilacciano, trasformandolo in fibra e quindi in filato. Noi acquistiamo questo filato e lo portiamo da altri artigiani che lo “smacchinano”. Infine andiamo dal confezionista, che si occupa di tagliarlo, cucirlo, confezionarlo secondo i modelli disegnati da noi e impacchettarlo».
Qual è stato l’investimento iniziale?
«Il nostro modello si basa non sulla produzione dei capi, ma sul coordinamento delle varie fasi produttive, per questo motivo non sono stati necessari grossi capitali per avviare la nostra impresa. Abbiamo fondato la startup con 15mila euro, altri 50mila li abbiamo ottenuti grazie al programma di accelerazione Hubble, in Nana Bianca e altri 50mila da un prestito bancario».
Il mercato come risponde?
«Per capire quali erano i mercati di riferimento per questi prodotti, lo scorso dicembre abbiamo fatto un crowdfunding. È risultato che il mercato principale è la Germania. Poi Francia, Belgio, Paesi Bassi e Austria. Siamo andati così a contattare i consumatori di questi Paesi attraverso strumenti di web marketing. Oggi vendiamo per il 60% all’estero e per il 40% in Italia, in 50 negozi multibrand. In Italia, si trovano soprattutto in Emilia-Romagna (tra cui Eticlò, a Bologna: https://eticlo.com), Veneto, Lombardia e Piemonte. Nel 2019 abbiamo raggiunto 2 50mila euro di fatturato, triplicando quello del 2018».
INFO: www.rifo-lab.com
Tratto dall’articolo “Vèstiti ecosostenibile, usciamo!” pubblicato su Millionaire di ottobre 2019. Per acquistare l’arretrato, scrivi a abbonamenti@ieoinf.it