“Wondy Sono Io”, nasce l’associazione per promuovere la resilienza in Italia

Di
Lucia Ingrosso
24 Luglio 2017

L’idea di Alessandro Milan in ricordo della giornalista Francesca Del Rosso.

Francesca “Wondy” Del Rosso era una giornalista e scrittrice, che ha raccontato con coraggio e anche ironia il tumore che l’aveva colpita. A pochi mesi dalla sua prematura scomparsa, un’associazione la ricorda. E celebra la resilienza. Si chiama Wondy Sono Io ed è stata fondata dal marito Alessandro Milan, giornalista di Radio 24, con Francesca Ravelli e la collega Alessandra Tedesco. L’obiettivo è promuovere la cultura della resilienza nei vari ambiti: malattia, dolore, mafie, guerre, calamità naturali.

Tra le attività dell’associazione c’è anche un premio letterario dedicato alla cultura resiliente. È aperto a romanzi, narrative non-fiction e memoir in italiano pubblicati per la prima volta fra l’1 settembre 2016 e il 31 agosto 2017. Oltre a una mostra fotografica itinerante su Francesca, che parte dal locale milanese Il tempio d’oro, che Francesca frequentava e in cui le hanno dedicato un cocktail. E poi incontri, eventi, appuntamenti per coinvolgere e sostenere le persone, specie nei momenti difficoltà.

Millionaire ha intervistato Alessandro Milan.

Come nasce “Wondy Sono Io”?

«Mi sono svegliato una mattina e ho deciso che l’energia di Francesca doveva trasferirsi in qualcosa di bello, di vitale, culturale. I libri erano il suo mondo, ha lasciato scritto ai nostri bambini di crescere nella curiosità, nella voglia di conoscere, esplorare. Wondy Sono Io nasce per portare avanti l’idea che Francesca aveva della vita: festeggiare ogni giorno, non rimandare a domani, entusiasmarsi e, nelle difficoltà, guardare il bicchiere mezzo pieno. L’associazione nasce anche per promuovere il Premio Wondy di letteratura resiliente, perché Francesca viveva per i libri».

Che cos’è la resilienza e come la sta sperimentando su di sé?

«Un grande dolore è come un fiume in piena. Puoi decidere di farti travolgere oppure decidi di nuotare, a fatica, controcorrente per attraversare questo dolore. Questa per me è la resilienza: non farsi spazzare via, ma muoversi. Per andare dove? Non lo so neppure io. So da dove sono partito, non so dove approderò e non so come. La resilienza quotidiana poi si chiama famiglia e bambini».

Che cosa vorrebbe che restasse di Francesca?

«Il suo inscalfibile sorriso, mai incrinato fino all’ultimo. La sua positività. Il suo aggredire la vita con ottimismo e gioia. Se riuscirò a trasmettere ai nostri figli anche solo il 10% del suo entusiasmo avrò fatto un buon lavoro».

INFO: www.wondysonoio.org

 

Tratto dall’articolo “La resilienza è un muscolo. Puoi allenarlo e vincere” pubblicato su Millionaire di giugno 2017.

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